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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2014 alle ore 14:10.
L'ultima modifica è del 09 marzo 2014 alle ore 14:12.

La scelta tra Irap e Irpef nel taglio del cuneo fiscale, con annesse le coperture da garantire soprattutto a Bruxelles, va calibrata con l'attenzione rivolta alle priorità cui deve far fronte nell'immediato il nostro paese. E al primo posto vi è il fondamentale recupero di competitività da parte del sistema produttivo, come la stessa Commissione europea non ha mancato di sottolineare nel suo recente rapporto sugli «squilibri macreoecomici» con cui ci troviamo a dover fare i conti.
E sarà tutt'altro che agevole coniugare, a parità di risorse disponibili, la necessità di dare una "scossa" all'economia e i pressanti impegni chiesti da Bruxelles sul fronte della riduzione di debito e deficit strutturale. In apparenza, è una sorta di mission impossible quella che impegnerà Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan nelle prossime settimane. In primo piano, i risparmi attesi dalla spending review, che Bruxelles già lo scorso novembre ha chiesto di indirizzare alla riduzione del deficit strutturale (lo 0,5% del Pil) in direzione dell'obiettivo del pareggio di bilancio, e che il governo si accinge invece a convogliare al taglio del cuneo fiscale.
Se così stanno le cose, l'abilità tattica e diplomatica di Renzi e Padoan si misurerà sulla capacità di convincere la Commissione europea che il taglio del cuneo, accanto allo sblocco di altri 60 miliardi di debiti commerciali della Pa, è un fondamentale atout per accrescere il potenziale di crescita, e dunque di competitività della nostra economia. In poche parole, occorre rimuovere quei cronici «squilibri macroeconomici» sui quali la stessa Commissione chiede di intervenire al più presto. Spingere sul "denominatore" è la strada maestra per assicurare che la riduzione del debito rispetti la traiettoria prevista dalla nuova disciplina di bilancio europea, senza ricorrere a nuove manovre correttive dall'effetto ulteriormente depressivo.
In quest'ottica, alleggerire il costo del lavoro con un intervento massiccio sull'Irap avrebbe effetti più in linea con le stesse raccomandazioni che la Commissione europea ha rivolto al nostro paese negli ultimi mesi. Ben si comprende il timore, peraltro esplicitato chiaramente da Bruxelles, che l'Italia deragli nuovamente dal rigido controllo dei propri conti pubblici con effetti a valanga sulla tenuta dell'intera eurozona. Ma qui non si tratta di riaprire improvvide stagioni all'insegna del deficit spending, quanto piuttosto di sperimentare un accorto dosaggio di disciplina di bilancio e opportuni stimoli alla crescita.
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