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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2014 alle ore 20:06.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2014 alle ore 08:50.

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La Camera ha bocciato a scrutinio segreto i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale che prevedevano l'alternanza di genere nei listini bloccati e la parità nei posti in lista. A niente è servita la protesta cromatica andata in scena in aula con il total white delle 90 parlamentari che chiedevano da giorni la parità di genere nella legge elettorale. Il Comitato dei nove e il Governo si erano rimessi all'aula e 39 deputati hanno chiesto il voto segreto. Dunque le liste dei candidati dovranno garantire la presenza paritaria di uomini e donne: 50% e 50%, ma senza alternanza obbligatoria. Le liste potranno avere fino a due uomini di seguito. Hanno vinto gli uomini, e quella parte di donne di Forza Italia, tra cui Daniela Santanché e Mariastella Gelmini, contrarie alle quote rosa per legge. Forza Italia si era detta per la libertà di voto, ma poi uomini di peso del partito hanno raccolto le firme per chiedere il voto segreto. Ha vinto, anche, la linea dei leader, Renzi e Berlusconi. Ma è esplosa la protesta delle donne del Pd.

Donne Pd in rivolta:puntano a far mancare il numero legale
Dopo la bocciatura di tutti gli emendamenti sull'introduzione delle quote rosa nell'Italicum, le deputate Pd hanno lasciato l'Aula di Montecitorio in segno di protesta. Le parlamentari Dem vogliono chiedere al capogruppo, Roberto Speranza, una riunione del gruppo e, al momento, puntano a far mancare il numero legale per impedire la prosecuzione dei lavori sulla legge elettorale che domani dovrebbe essere licenziata dalla Camera per passare all'esame del Senato. Sul terzo emendamento, quello su cui erano intervenuti diversi esponenti del partito, compreso l'ex segretario Guglielmo Epifani, c'era un accordo di massima che avrebbe dovuto portare al voto compatto. Conti alla mano, infatti, il Pd ha a disposizione 293 voti e in nessuna delle tre votazioni questa quota è stata raggiunta. A scrutinio segreto, infatti, i voti favorevoli sono stati rispettivamente: 227, 214 e 253. Secondo il pallottoliere di Montecitorio, i voti mancanti nel Pd sono stati 66 nella prima votazione, 79 nella seconda e 40 nella terza. E non è passato sotto silenzio il fatto che nessuno dei renziani puri sia intervenuto a sostegno della norma. «Una triste pagina per il Parlamento», ha commentato la vice presidente della Camera, Marina Sereni (Pd). Lo sfogo più diretto è giunto da Rosy Bindi, che ha fatto un esplicito riferimento ai franchi tiratori che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. E Renzi sappia, avverte, «che é su cose come questa che finisce la legge elettorale».

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