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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2014 alle ore 16:12.
L'ultima modifica è del 10 marzo 2014 alle ore 16:58.

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In Siria ci sono oltre 4,3 milioni di bambini sfollati, intrappolati nel conflitto, che subiscono tutti i giorni le gravi conseguenze di un sistema sanitario al collasso e hanno disperato bisogno di cibo, medicine, supporto psicologico e un riparo sicuro. Due ospedali su tre sono distrutti o inservibili, come il 38% delle strutture mediche di base, e quasi tutte le ambulanze. La metà dei medici ha abbandonato il paese, altri sono stati uccisi o imprigionati, e tra il personale sanitario rimasto, in media, solo 1 su 300 è un medico in grado di affrontare le emergenze. Ad Aleppo, una città che, secondo le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe avere almeno 2.500 medici secondo, ne sono rimasti solo 36, per assistere più di 2 milioni di persone. Sono i dati sconvolgenti del rapporto internazionale "Un prezzo inaccettabile: l'impatto di tre anni di guerra sulla salute dei bambini in Siria", presentato oggi da Save the Children.

Il rapporto integrale

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Amputazioni per mancanza di mezzi e medicine
Tra i circa 575mila feriti nel conflitto, sono tanti coloro che vengono condannati alla disabilità. Molti dei feriti che arrivano quotidianamente negli ospedali sono bambini che arrivano spesso con ferite profonde o fratture esposte, e quando mancano i mezzi o le medicine necessarie si è costretti a ricorrere all'amputazione di braccia o gambe, per evitare sanguinamenti letali e poterli così salvare. In uno degli ospedali dove opera Save the Children, il 24% dei pazienti ha meno di 14 anni. In tutto il paese, è più difficile o ormai impossibile fornire cure anche ai tanti bambini con malattie croniche, che sono parte dei 70mila malati di cancro o dei 5mila in dialisi, o di quelli affetti da leucemia.

Ci sono 80mila bambini contagiati dalla polio e 100mila dalla leishmaniosi
La copertura dei programmi di vaccinazione nel Paese è crollata dal 91% dell'inizio del conflitto al 68% già dopo il primo anno di conflitto, e la polio, che era stata debellata nel 1995, ha oggi contagiato 80mila bambini e si sta propagando silenziosamente, mentre i casi di morbillo e meningite sono in crescita. Affollamento nei rifugi e condizioni precarie di igiene sono causa dell'impennata dei casi di leishmaniosi - una malattia che colpisce gravemente gli organi interni, produce ulcere e può sfigurare per sempre - passata da 3mila a ben 100mila casi. Si segnala anche l'aumento delle infezioni gravi alle vie respiratorie, dei casi di dissenteria o di epatite.

Neonati nutriti con acqua e zucchero
Tra i più vulnerabili ci sono i bambini non ancora o appena nati. Tre donne su quattro non hanno infatti più accesso all'assistenza per il parto, prima disponibile per chiunque (96%). Per il timore di un travaglio sotto le bombe, è raddoppiato il numero di parti cesarei (passati dal 19 al 45%), che avviene però spesso in condizioni mediche critiche. In una città sotto assedio, si è arrivati al 75% di parti cesarei. I neonati prematuri, o che necessitano comunque dell'incubatore, corrono rischi ancor più gravi, per i frequenti blackout dell'energia elettrica, che in un solo giorno hanno ucciso 5 bambini nell'area nord del Paese. La disabitudine all'allattamento al seno poi, praticato da meno della metà delle madri siriane prima del conflitto, provoca gravi conseguenze perché il latte artificiale non si trova più, e in alcune zone del sud si segnala l'utilizzo di acqua e zucchero per nutrire i neonati.

Un colpo in testa con una barra di metallo come anestesia
Oltre alle amputazioni, evitabili in altre condizioni, l'assenza di anestesia ha spinto alcuni pazienti a richiedere di essere addormentati con il colpo in testa di una barra di metallo, mentre spesso brandelli di vecchi vestiti sono le uniche "bende" disponibili per le ferite e sono veicolo di infezione, o si è costretti a praticare trasfusioni di sangue incontrollate e fortemente a rischio. «Questa crisi umanitaria è diventata rapidamente anche una grave emergenza sanitaria», ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. «I bambini intrappolati nel conflitto stanno vivendo in condizioni barbariche. Poter trovare un dottore è una pura questione di fortuna, trovarlo con gli strumenti e le medicine necessarie per le cure di cui si ha bisogno è praticamente impossibile. I trattamenti disperati a cui gli operatori medici sono costretti a ricorrere per salvarli sono sempre più strazianti».

Le richieste di Save the children: vaccini, cibo, acqua e medicine
Save the Children chiede con forza che la recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sull'accesso umanitario in Siria sia implementata immediatamente, e che le famiglie e i bambini possano così ricevere vaccini, cibo, acqua, medicine, e possano essere assistiti con altri interventi salvavita, ovunque essi si trovino sul territorio interno al Paese. «I leader mondiali devono scuotersi e agire in difesa di tante piccole vittime di questo conflitto e dire chiaramente che la loro sofferenza e la loro morte non può più essere tollerata», ha detto Valerio Neri.

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