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Questo articolo è stato pubblicato il 11 marzo 2014 alle ore 08:15.
L'ultima modifica è del 11 marzo 2014 alle ore 17:43.

Il mistero dell'aereo della Malaysia Airlines scomparso in volo tra Kuala Lumpur e Pechino si infittisce ogni giorno di più. Il dibattito, in queste ultime ore, ruota attorno all'ipotesi terrorismo, con diverse posizioni in campo. Il capo dell'Interpol, l'agenzia di polizia internazionale, ritiene che la scomparsa dell'aereo delle Malaysia non sia stata causata da un attentato terroristico. «Più raccogliamo informazioni, e più siamo inclini a concludere che non si sia trattato di un'azione terroristica», ha detto il segretario generale dell'Interpol, Ronald Noble, il quale, a proposito dei passaporti rubati dell'italiano, Luigi araldi, e dell'austriaco, Christian Kozel, ha aggiunto che due iraniani entrarono in possesso dei documenti a Kuala Lumpur e li utilizzarono per salire sull'aereo di cui poi si sono perse le tracce. Di tutt'altro avviso, invece, la Cia per la quale la pista terroristica non può essere scartata (secondo quanto ha detto il numero uno John Brennan, ribadendo però come nessuna rivendicazione sia finora giunta alle autorità che indagano sul caso).
L'aereo aveva cambiato rotta
L'aviazione malese, citata dalla Bbc, riferisce che, prima di scomparire nei cieli sopra il Vietnam, il Boeing 777 della Malaysia Airlines aveva deviato dalla rotta prestabilita e si era diretto verso ovest, secondo quanto registrato dai radar militari. Le ricerche, da parte di diversi paesi, sono state ampliate ulteriormente, ma ancora non è stata trovata traccia dei frammenti dell'aereo, che potrebbe essersi disintegrato in volo.
Resta però il mistero anche su alcuni particolari riferiti in queste ultime ore: 19 famiglie di passeggeri cinesi dispersi hanno affermato di aver ottenuto linea libera e udito squilli senza risposta quando hanno provato a chiamare i loro cari sui cellulari. Secondo il Washington Post, inoltre, il parente di un disperso sostiene che il profilo dell'uomo su un software cinese di nome QQ lo mostra ancora online.
Le piste seguire dalle autorità malesi
Le autorità malesi lavorano a tutto campo e si stanno concentrando su quattro ipotesi: lo hanno reso noto nel corso della ultima conferenza stampa organizzata a Kuala Lumpur (gli aggiornamenti sulla vicenda sono praticamente costanti). «Stiamo valutando quattro piste: primo, il dirottamento; secondo il sabotaggio, terzo problemi psicologici dei passeggeri e dell'equipaggio; quattro, problemi personali tra i passeggeri e l'equipaggio», ha spiegato il capo della polizia malese, Khalid Abu Bakar. Le indagini dunque, ha proseguito, si stanno concentrando sulla personalità di tutti i passeggeri con ricerche e la collaborazione di varie agenzie «in almeno 14 Paesi e anche in altre parti del mondo».
Cinque i passaporti sospetti
Sarebbero cinque, secondo gli ultimi riscontri, i passaporti sospetti: oltre ai due passaporti rubati in Thailandia all'italiano Luigi Maraldi e all'austriaco Christian Kozel, ce ne sarebbero altri tre. Domenica scorsa la polizia della provincia cinese del Fujian, nel sud-est del Paese, aveva identificato un uomo, di cui non veniva svelato il nome, il cui numero di passaporto era inserito tra quelli della lista di imbarco. L'uomo si trovava regolarmente a casa sua e ha dichiarato di non avere mai subito il furto del passaporto, né di averlo smarrito.
La Cina riposiziona i satelliti per localizzare il relitto
Intanto, la Cina ha riposizionato 10 dei suoi satelliti nella speranza di localizzare il Boeing della Malaysia Airlines scomparso ormai da quattro giorni. Almeno due terzi delle 239 persone a bordo del velivolo erano cinesi e Pechino sta ovviamente seguendo con grande attenzione gli sviluppi della vicenda. Secondo la stampa ufficiale, i satelliti, che sono ad alta definizione e controllati dalla base di Xian, nel nord del Paese, saranno utilizzati per aiutare la navigazione, l'osservazione delle condizioni meteorologiche, le comunicazioni e tutti gli altri aspetti delle ricerche. Al momento le squadre impegnate nelle ricerche provengono da nove Paesi: Cina, Malaysia, Usa, Singapore, Vietnam, Nuova Zelanda, Indonesia, Australia e Thailandia.
Gli interrogativi sulla sicurezza nei voli internazionali
La scomparsa del volo MH370 ha riaperto gli interrogativi sulla sicurezza negli aeroporti e sui voli aerei a livello mondiale. Secondo l'Interpol quattro su dieci passeggeri che viaggiano in aereo potrebbero essere in possesso di un passaporto rubato. E i furti dei passaporti dei due europei, avvenuti in Thailandia, ha sollevato polemiche nelle ultime ore sul ruolo del Paese del sud-est asiatico come meta per ottenere documenti falsi che possono essere riutilizzati anche dalle organizzazioni criminali, come dichiarato da una fonte dell'intelligence di Bangkok alla France Press nelle scorse ore. Proprio le forze di polizia thailandesi sono state, però, tra le prime ad avanzare dubbi sul fatto che i due uomini con passaporti europei a bordo del volo MH370 potessero essere terroristi.
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