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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 13:31.

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L'Italia, Paese dei seimila campanili e dei mille sistemi elettorali. Con il via libera della Camera all'Italicum, si allunga ulteriormente la lista dei meccanismi con i quali siamo chiamati a eleggere i nostri organismi rappresentativi. Politiche, europee, regionali, provinciali (almeno fino a quando questi enti non verranno aboliti), comunali: a ciascun livello amministrativo ha la sua legge elettorale. Il risultato è una pletora di sistemi che l'elettore è costretto a "ripassare" alla vigilia di ogni elezione.

L'ultimo arrivato, l'Italicum, è un sistema proporzionale con premio di maggioranza che verrà applicato solo per Montecitorio. E al Senato? Se si dovesse tornare a votare prima della sua trasformazione da camera elettiva ad assemblea delle autonomie che segnerà la fine del bicamerlismo perfetto , varrà il Consultellum. Vale a dire la vecchia legge elettorale (il cosiddetto Porcellum) depurato però dei suoi aspetti incostituzionali censurati dalla Consulta. Il "sistema di risulta" è un proporzionale puro con preferenze e distribuzione dei seggi a livello regionale.

Il prossimo appuntamento elettorale è il 25 maggio per le europee quando si voterà per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo. I rappresentanti italiani sono scelti con un sistema elettorale proporzionale: ottengono seggi solo le liste che hanno raggiungono almeno il 4% dei voti (su piano nazionale). Si potranno esprimere prefernze (al massimo tre). I seggi saranno assegnati in un collegio unico nazionale con liste distribuite in 5 grandi circoscrizioni (ci si può candidare in più circoscrizioni).

Molto più complessa la situazione per le Regionali. Con l'approvazione della legge costituzionale n. 1 del '99 ogni regione a statuto ordinario è tenuta a dotarsi di una propria legge elettorale, seppure nell'osservanza dei principi stabiliti dalla legislazione statale. Per chi non adotta una propria legge elettorale, il sistema elettorale viene disciplinato dalla normativa nazionale. In generale si può dire che conquista la presidenza della Regione e la maggioranza in Consiglio regionale il partito o la colazione che sostiene il candidato presidente più votato potendo contare su un premio di maggioranza nel caso non superi il 50% dei voti.

Ma non è finita. Perché è vero che le Province dovrebbero essere abolite (ma sui tempi ancora non c'è certezza) ma fino a quando esistono resta in piedi il sistema elettorale con cui scegliere consiglieri e giunta. Si tratta di un sistema a doppio turno in cui vince il partito o coalizione che sostiene il candidato presidente che supera il 50% dei voti. Se nessun candidato centra l'obiettivo, si va al ballottaggio fra i due più votati. Per l'elezione dei sindaci nei Comuni sopra i 15mila abitanti si applica lo steso sistema che però ha una variazione per i centri più piccoli: sotto i 15mila abitanti viene eletto sindaco chi ottiene più voti senza il ricoro di un secondo turno.

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