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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2014 alle ore 06:54.

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PECHINO. Dal nostro corrispondente
Abbandona la proverbiale prudenza, Zhou Xiaochuan, governatore della People's Bank of China, e in conferenza stampa durante la sessione plenaria del Parlamento, fornisce indicazioni importanti per il futuro della finanza cinese. Tassi di interesse sui depositi bancari liberalizzati entro il 2016, sperimentazione guidata per la creazione di cinque banche private gestite in parallelo anche da big della finanza online, assicurazione sui depositi attuata in via sperimentale in due città campione, sostegno alla internazionalizzazione del renminbi.
L'autorità di regolazione del sistema bancario ha detto di aver selezionato «un pugno di investitori privati che parteciperanno insieme ad un programma di test con l'obiettivo di creare, in prima battuta, cinque banche» private.
Il governatore Zhou non è solo, questa volta parla attorniato da una squadra di riformatori: il suo vice, Yi Gang, che è anche capo di Safe, l'ente che controlla il foreign exchange, Shang Fulin di Cbrc, che regolamenta il sistema bancario, Xiao Gang di Csrc, l'ente che vigila sui mercati finanziari, Xiang Junbo di Circ, che si occupa di assicurazioni.
Insieme testimoniano la volontà della Cina di voler fare un salto di qualità nella finanza e nel credito, trovando regole che la mettano al passo con i sistemi più evoluti risolvendo quello che in Cina è uno dei problemi più sentiti a livello sociale: l'accesso al credito.
Con le parole del governatore le riforme finanziarie iniziano a delinearsi. Nelle dichiarazioni finali del Terzo Plenum proprio la finanza aveva ricoperto un ruolo importante, in questi giorni il tema è tornato più volte nel discorso di apertura dell'assise del premier Li Keqiang, nelle dichiarazioni dei componenti della Ndrc, la commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme.
Ma se queste sono le novità, il governatore non ha mancato di sottolineare che queste stesse riforme devono essere attuate con gradualità, senza strappi. La stessa internazionalizzazione del renminbi sta procedendo bene perché la crisi ha fatto riscoprire la fiducia in questa divisa che si apre sempre più ambiti in Europa, in Francia, Gran Bretagna, a Taiwan, Hong Kong, ormai piazza leader per il clearing e gli scambi cross border.
La finanza online, a sua volta, ha fatto irruzione nella società ma anche nella Great Hall of People proprio in questi giorni attraverso i suoi leader che sono anche membri del congresso, si è parlato speso di regole per il settore, lo stesso ministro delle finanze Lou Jiwei ha riconosciuto il ruolo dei prodotti online.
I cinesi sanno che un deposito online con quei tassi di interesse del 7% frutta molto di più del sistema ufficiale che offre il 3,3% ma con un'inflazione al 2,5 per cento.
Ebbene, ieri Zhou ha di fatto incoronato la finanza online, quando ha detto che va bene e che risponde agli interessi del mercato. Allora il sistema deve diventare competitivo grazie anche al fatto che lo Stato allenta il controllo, il passo in avanti di questa estate, con una parziale liberalizzazione, è solo un preludio.
Zhou ha detto che tempo due anni, la liberalizzazione ormai è in agenda. Il problema della Cina infatti è come andare incontro alle richieste di credito delle piccole e medie imprese ed è quello che sta facendo ognuno a modo suo lo shadow banking da un lato, gli operatori online dall'altro come Alibaba e Tencent, Baidu e Xiaomi, e da qualche giorno anche Jdcom ma senza che ci sia uno straccio di regola. Allora ecco il lancio in aree come Tianjin, Shanghai, Zhejiang e Guangdong di banche create in parallelo da soggetti privati. Ma anche di quelle forme di assicurazioni del credito a difesa dei depositi nello Yunnan e a Shenzhen, altra sperimentazione necessaria alla liberalizzazione totale dei depositi alla quale dovrà affiancarsi l'apertura della moneta di Pechino all'estero.
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