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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 10:39.

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Il loro Mondiale lo volevano vincere vendendogli una villa da mille e una notte in Versilia. Così, avrebbero potuto pagare un po' di debiti e incidere un'altra tacchetta sul bastone del prestigio mafioso.

Chissà se ha mai sospettato, l'ex allenatore iridato della Nazionale Marcello Lippi, che un gruppo di agguerriti camorristi di Casal di Principe parlava al telefono di lui e del rogito che, dalle intercettazioni, pare fosse lì lì sul punto di firmare.

I malviventi di questa storia fanno parte di un gruppo, assai nutrito, di banditi trapiantati da anni in Toscana. Dove hanno importato, dal profondo sud, i metodi e i sistemi dell'Antistato più violento: pestaggi agli imprenditori che si rifiutano di pagare il pizzo, attentati a scopo intimidatorio e un certo fiuto per gli affari (illeciti). Oggi, la Procura di Napoli vuole trascinarli a giudizio per racket ed associazione camorristica. Agli atti dell'inchiesta, che nel febbraio 2013 portò in manette un paio di dozzine di personaggi tutt'altro che raccomandabili, c'è anche una intercettazione che svela l'intenzione di un soggetto legato alla malavita campana di cedere al ct azzurro una bella e spaziosa dimora in provincia di Lucca. L'affare non si farà, e Marcello Lippi – i Casalesi – continueranno a vederlo solo alla «Domenica Sportiva».

A parlare della compravendita della villa sono Nicolò Oggiano (su cui torneremo tra un attimo) e Maria Grazia Lucariello, moglie di Salvatore Mundo. Considerato, quest'ultimo, il boss emergente in Toscana.

Oggiano – ricostruiscono gli inquirenti ascoltando decine e decine di conversazioni telefoniche con l'aiuto anche di due interpreti per decifrare lo strano slang tosco-casalese – ha un problema: deve convincere il proprietario dei terreni confinanti a cederne una piccola porzione per allargare la strada d'accesso alla villa da proporre a Lippi, e così renderla più appetibile agli occhi dell'illustre possibile acquirente. Per questo, chiede l'aiuto della donna affinché convinca il compagno a intervenire.

«Eh... ho bisogno di parlare con Salvatore – dice Oggiano – perché... a Carlo gli mandano tutto all'asta... E però, siccome c'è una persona che potrebbe contribuire... senza tirare fuori un euro, ma soltanto usando la buona volontà... di spostare una strada...».
Maria Grazia non afferra subito il concetto, e il suo interlocutore è costretto a ribadire la piega tutt'altro che conciliante che dovrebbe prendere la visita al vicino.

«Ho bisogno di parlare con questa persona – sottolinea scandendo bene le parole Nicolò – di essere accompagnato perché sicuramente... magari... riflette in maniera diversa hai capito... è solo un gesto di buona volontà, di dire: "Va bene rinuncio a questo pezzo di strada e la faccio fare di là e allora avrei sistemato tutte le cose, hai capito?"».
Adesso la questione è chiara: con un pezzo di strada in più, Oggiano è convinto di riuscire a far acquistare la casa all'ex tecnico della Juventus.

«Hai capito! Spostare solo una strada! Che Marcello Lippi, l'allenatore della Nazionale, comprerebbe la villa e in questa maniera pagherei tutti i debiti».
Eccola la mossa a sorpresa che le forze dell'ordine all'ascolto, coordinate dal pm antimafia Cesare Sirignano, trascrivono nero su bianco.

Il contratto, come detto, non sarà firmato ma il tentativo resterà comunque agli atti per lo spessore criminale del soggetto proponente. Nicolò Oggiano, infatti, è un nome che conta nella gerarchia criminale di Casal di Principe, stando almeno a ciò che di lui scrivono forze dell'ordine e magistratura. Vicino all'ex super-latitante Antonio Iovine, nella medesima inchiesta, è stato intercettato al telefono con Gaetano Cerci, altro big dell'aristocrazia mafiosa campana. Cerci, infatti, è il genero del boss Francesco Bidognetti ed è indicato dalle inchieste sul business delle ecomafie come l'ufficiale di collegamento tra la camorra casertana e Licio Gelli nella gestione del traffico illecito di rifiuti.

Entrambi parlano degli affari da fare e di quelli conclusi, come la gestione della discoteca «La bussola» di Viareggio risalente agli anni Novanta.
Ha la lingua lunga, Oggiano. E nelle chiacchierate con Cerci non riesce a trattenersi dal commentare le dinamiche criminali e gli sgarri, o presunti tali, che gli altri malavitosi gli fanno in Toscana. Come quando, indispettito dal comportamento di Maria Grazia Lucariello e del marito Salvatore Mundo, sbotta con Cerci lamentandosi della donna: «Tu non hai capito un cazzo, non sei tu la camorrista!! Sono io il camorrista!! Tu non hai capito un cazzo!! Hai capito ora?!».
Proprio così, letterale. Meglio chiarire. A scanso di equivoci.

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