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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 14 marzo 2014 alle ore 06:49.
SIMFEROPOLI. Dal nostro inviato
Le parole di un mediatore pesano più di altre, e quelle di Angela Merkel - il leader occidentale in questi giorni a più stretto contatto con Vladimir Putin - ieri sono divenute minaccia. «Se la Russia mantiene la rotta tenuta nelle ultime settimane - ha detto il cancelliere tedesco al Bundestag di Berlino - non sarà una catastrofe solo per l'Ucraina. Causerà pesanti danni politici ed economici alla Russia» stessa. Una spirale che Mosca può evitare, purché la smetta di giocare con il tempo, dice la Merkel.
È un tono che lunedì prossimo potrebbe tradursi in nuove sanzioni da parte della Ue - divieto di ingresso e beni congelati per le persone ritenute responsabili dell'intervento in Crimea, sospensione del vertice Russia-Ue - dopo le prime misure già adottate da Washington dove Barack Obama, che mercoledì aveva incontrato il premier ucraino Arseniy Yatsenyuk, ha ripetuto che Mosca pagherà un prezzo per l'assorbimento della Crimea. Per quella che Angela Merkel ha definito un'aggressione, una «violazione inaccettabile delle leggi internazionali».
E da Strasburgo, anche la Corte europea dei diritti dell'uomo ieri (accettendo il ricorso d'urgenza presentato da Kiev contro Mosca) ha intimanto alla Russia di non intraprendere alcuna azione che possa mettere in pericolo la vita o la salute dei civili presenti in Ucraina.
A Simferopoli le autorità che hanno preso il potere per realizzare i piani di Mosca preferiscono chiamarla vossoedinenie, riunificazione alla Russia, un ritorno a ciò che era la Crimea prima del 1954, quando Nikita Kruscev la regalò all'Ucraina. In città i preparativi per il referendum proseguono baldanzosi e incuranti delle pressioni di americani ed europei: che ormai danno per scontato il referendum, con relativa approvazione della richiesta di adesione alla Russia (al 78% dei voti, ha già calcolato qualcuno). Piuttosto le pressioni su Mosca guardano già a lunedì, al modo in cui Putin gestirà l'esito del referendum. Obama ha parlato di «diverse sistemazioni possibili» per la Crimea: la diplomazia avrà ancora tempo di trovare un punto di incontro, anche perché la Duma di Mosca esaminerà la richiesta della penisola separatista solo il 21 marzo.
E forse nel negoziato rientra il resto dell'Ucraina, continuamente attraversata da tensioni, come confermano gli scontri di ieri a Donetsk, dove si registrano due vittime tra i manifestanti anti-russi. Kiev inoltre - che ha fatto capire che non intende reagire militarmente allo strappo della Crimea ma ieri ha dato il via alla formazione di una Guardia nazionale a difesa delle regioni dell'Est - denuncia ogni giorno il concentramento di truppe russe sui confini orientali dove, per combinazione, il ministero della Difesa di Mosca ha dato inizio ieri a nuove esercitazioni militari, con l'impiego di 8.000 uomini e artiglieria pesante. «Vi assicuro che non è stata la Russia a innescare le circostanze che abbiamo di fronte», ha detto ieri Putin da Sochi, dove sono in corso le Paralimpiadi. Ma intanto in patria l'avventura ucraina ha fatto toccare alla sua popolarità un nuovo record, il 72% dei consensi.
Se facessero un sondaggio simile a Simferopoli, Putin andrebbe anche più forte: è proprio una seconda Sochi, prediletta dagli investimenti russi, quella in cui tanti già si immaginano di vivere. Per convincere gli indecisi rimasti il partito del nuovo premier, Serghej Aksjonov, ha installato davanti al parlamento locale un gazebo con manifesti che illustrano le differenze tra Russia e Ucraina, naturalmente sempre a svantaggio di quest'ultima: sistema educativo, assistenza sociale, salari e pensioni, prezzi. Un attivista del movimento, Russkoje Edinstvo, anticipa a un gruppo di signore i risparmi che saranno presto possibili su alimentari e benzina; ma si secca quando un ragazzo si informa preoccupato, nella nuova Crimea russa il suo titolo di studio sarà riconosciuto? «Pensa prima a cambiare il passaporto», gli dice brusco. E alza le spalle anche a chi chiede come mai davanti agli uffici di cambio c'è tanta gente preoccupata per le proprie grivne. Vorrebbero cambiarle, in rubli o in euro o in dollari, ma davvero oggi non conviene.
«Il passaggio all'area del rublo avverrà in modo graduale», assicura una fonte vicina alle nuove autorità, sforzandosi di dipingere una transizione tranquilla e rapida. Anche davanti alla Rada è tutto calmo da giorni, dopo gli scontri del 26 febbraio tra filorussi e filoucraini e il colpo di mano che ha installato Aksjonov al governo. L'avvicinarsi del referendum ammorbidisce perfino il primo cerchio dei cosacchi messi a presidiare l'edificio, a sentire parlare di Italia ti lasciano entrare. Un'illusione, all'interno il secondo cerchio sono uomini con passamontagna e kalashnikov. C'è chi dice che nascondano il viso perché sono Berkut, gli agenti antisommossa del Maidan scappati da Kiev. Sulla divisa hanno ancora lo stemma dell'Ucraina.
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