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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2014 alle ore 17:50.

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Sulla Coppa del mondo, per il terzo anno di fila, c'è la firma di Marcel Hirscher. Si chiude così la stagione dello sci alpino, esattamente come nel 2012 e 2013, con l'austriaco sul gradino più alto del podio. Le finali di Lenzerheide hanno confermato quel che si era visto alle Olimpiadi: Mazinga Svindal sottotono, zero medaglie e solo due coppette di consolazione (superG e discesa libera) per il re norvegese della velocità. La sfera di cristallo è tutta per l'avversario che da troppo tempo gli ruba la scena. Non c'è stato verso di schiodare Hirscher dalla vetta della classifica generale, sempre conquistata a forza di vittorie in gigante e slalom. Come nell'ultima gara dell'inverno, lo slalom dominato grazie a una seconda manche all'attacco per battere il tedesco Felix Neureuther, che fino a quel momento aveva racimolato qualche punto in più.

Svindal aveva abdicato definitivamente giovedì, correndo un superG disastroso che l'aveva relegato in sedicesima posizione. Avrebbe dovuto vincere o quasi per poi difendersi nelle prove tecniche. Invece la frittata era già fatta, lasciando a Hirscher tutto lo spazio per un tris. Dell'austriaco è anche il titolo in slalom, il secondo consecutivo; soltanto in gigante s'è dovuto inchinare a Ted Ligety, imbattibile a Lenzerheide come a Sochi. Dopo l'oro olimpico è arrivata la quinta coppa della carriera per l'americano tra le porte larghe, con ex aequo di punti (560) ma con un maggior numero di successi rispetto a Hirscher. Intanto c'è un francese che scalpita, il giovane Alexis Pinturault, bronzo nel gigante di Sochi, sempre più agguerrito su ogni pista, sempre più polivalente come ha dimostrato vincendo il superG.

Pinturault sarà quindi tra i principali candidati a lottare per la prossima Coppa del mondo. Senza dimenticare Ligety, che ha stupito la platea di Lenzerheide chiudendo al secondo posto la discesa libera, a pari merito con Innerhofer. Se sarà capace di primeggiare perfino in alcune gare veloci, il tabellone generale potrebbe scrivere un altro nome americano nella riga più alta, dopo Bode Miller nel 2008. Agli azzurri tocca invece lo stesso film andato in onda alle Olimpiadi. Una sfilza di quarti posti pure in Svizzera: Peter Fill, Nadia Fanchini, Stefano Gross e la prova a squadre. Sempre qualche centesimo o decimo di secondo di troppo per acciuffare quel benedetto podio. L'unico acuto è stato del solito Winnerhofer, secondo nella discesa vinta da Matthias Mayer (replica della visione a cinque cerchi con l'intrusione di Ligety).

In campo femminile ha trionfato Anna Fenninger, con il contributo dell'uscita di scena anticipata per Maria Riesch, infortunata con ematomi e lesioni muscolari nella libera che inaugurava le finali di Lenzerheide. Allora è doppietta austriaca, 1222 punti per Hirscher e 1371 per la nuova campionessa, che si è presa anche la coppa del gigante, superando la svedese Lindell-Vikarby proprio nella gara decisiva. Il saluto dei tifosi azzurri è tutto per Denise Karbon, alla sua ultima presenza nel circo rosa, scesa con il vestito tradizionale tirolese e una cesta piena di dolcetti da regalare agli allenatori. Ora però è meglio pensare a iniettare fiducia e cattiveria in una squadra che avrebbe potenzialità enormi, ma che spesso si lascia sfuggire i risultati che merita. Bisogna ripartire dai quarti posti, da quella mentalità dei quasi vincenti: il podio è lì vicino, basta un guizzo in più per metterci sopra gli scarponi. La prossima stagione avrà al centro i mondiali di Vail, in Colorado, ma non potremo chiedere un'altra volta a Christof Innerhofer di fare tutto da solo.

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