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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2014 alle ore 11:57.
L'ultima modifica è del 17 marzo 2014 alle ore 12:47.

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Sarebbe stato il co-pilota del Boeing scomparso delle Malaysian airlines a pronunciare le ultime parole ricevute a terra. Lo ha reso noto oggi la compagnia aerea. «Le prime investigazioni suggeriscono che fosse il copilota a parlare» ha detto l'amministratore delegato della Malaysia Airlines Ahmad Jauhari Yahya in una conferenza stampa. La frase «Tutto bene, buona notte» fu ricevuta dai controllori di volo dopo che qualcuno a bordo dell'aereo aveva disattivato il sistema che segnala la presenza dell'aereo a terra.

Ruota ormai intorno ai piloti l'indagine sul volo MH370 misteriosamente scomparso dai cieli più di una settimana fa, con la Malaysia che ha confermato che le ultime parole provenienti dalla cabina erano state pronunciate dopo la deliberata chiusura di un sistema di comunicazione. Il ministro dei Trasporti malaisiano, Hishammuddin Hussein, aveva dichiarato ieri che le ultime parole ricevute dal controllo aereo - "Allora buonanotte!" - erano state pronunciate dopo il blocco volontario del sistema di comunicazione Acars.

Le autorità non avevano rivelato l'identità di chi ha proferito questa frase, ma l'ipotesi è che sapeva che l'Acars era stato disattivato. Quattordici minuti dopo la chiusura del sistema, è stato disattivato il trasponder (che trasmette le informazioni sulla posizione dell'apparecchio). Quindi l'aereo è svanito dai radar civili. I dati raccolti da questo punto hanno permesso di stabilire che l'aereo ha invertito la rotta tra la Malesia e il Vietnam, di nuovo in maniera deliberata, e continuato a volare per circa sette ore. Radar militari mailasiani avevano individuato un segnale nella notte, successivamente identificato come proveniente dal volo MH370, un Boeing 777-200 della Malaysian Airlines decollato da Kuala Lumpur e diretto a Pechino, dove non è mai arrivato.

Negli Stati Uniti, di cui diversi esperti partecipano alle indagini, il presidente della Commissione di sicurezza interna alla Camera dei rappresentanti, Michael McCaul, ha giudicato che le informazioni "portano alla cabina di pilotaggio, con il pilota e il copilota". "Basandosi sulle informazioni ricevute dalla sicurezza interna, dal controterrorismo, dall'intelligence, è successo qualcosa con il pilota", ha aggiunto all'emittente televisiva Fox News. Ha inoltre ammesso l'ipotesi che l'aereo sia stato dirottato e nascosto.

Le autorità malaisiane hanno fatto trapelare che i "precedenti" di tutte le persone a bordo, 239, vengono passati al setaccio: piloti, equipaggio, passeggeri, persino tecnici di terra che avevano lavorato sull'aereo prima del suo decollo da Kuala Lumpur l'8 marzo, con destinazione Pechino. La polizia ha perquisito le abitazioni dei due piloti ed esaminato il simulatore di volo che il comandante di bordo, Zaharie Ahmad Shah, aveva a casa. Riguardo il copilota, Fariq Abdul Hamid, 27 anni, avrebbe invitato una giovane passeggera nella cabina di pilotaggio durante un volo dalla Thailandia a Kuala Lumpur nel 2011, ha raccontato la ragazza alla tv australiana. Una procedura formalmente vietata dagli attentati dell'11 settembre. Non sono stati ritrovati rottami o resti dell'aereo, in quello che rappresenta ormai uno dei più grandi misteri dell'aereonautica moderna.

Il numero dei Paesi che partecipano alle ricerche dell'aereo della Malaysia Airlines scomparso con 239 persone a bordo dall'8 marzo è salito a 26: lo hanno reso noto le autorità malesi che coordinano le ricerche. La lista ufficiale, oltre a Malaysia e Cina, comprende Australia, Bangladesh, Birmania (Myanmar), Brunei, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Francia, Gran Bretagna, India, Indonesia, Giappone, Kazakhstan, Kirghizistan, Laos, Nuova Zelanda, Pakistan, Russia, Singapore, Thailandia, Turkmenistan, Uzbekistan, Usa e Vietnam. La ricerca si concentra su due corridoi: uno che parte dall'Indonesia e si addentra nel sud dell'Oceano Indiano e a ovest dell'Australia; un altro che si protende nel nord della Thailandia e arriva fino in Kazakhistan e Turkmenistan.

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