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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2014 alle ore 10:09.

Oggi, ore 16 italiane: l'inizio dell'era di Phil Jackson a New York ha una data e un'ora precise. Timeline che resterà impressa negli annali della storia della palla a spicchi d'Oltreoceano, perché il matrimonio tra il coach più vincente e la franchigia più problematica della Lega promette davvero scintille. Senza contare che, sulla costa Ovest degli States, Kobe Bryant ha già sputato fuoco e fiamme, per ever perso per due volte nelle ultime due stagioni la possibilità di ritrovare ai suoi Lakers il tecnico più vincente della storia
L'accordo - Circa 12 milioni a stagione: tanto guadagnerà il "Maestro Zen" (11 titoli vinti da allenatore: 6 a Chicago, 5 coi Lakers, record assoluto) per rilanciare i Knicks, e cacciare le mele marce dalla Grande Mela. Jackson ha chiesto e ottenuto potere assoluto su tutte le decisioni legate al basket, anche se resta capire come saranno i suoi rapporti con il proprietario James Dolan, che nel corso degli anni ha sempre voluto mantenere l'ultima parola, dimostrando come minimo – visti i risultati…- scarsa competenza, anche nella scelta dei consiglieri (particolarmente infausto l'interregno di Isiah Thomas, fenomenale in campo come play, pessimo come tecnico e dirigente). Nell'entourage di Jackson dovrebbe esserci Steve Mills, l'attuale presidente e g.m. dei Knicks che gestirà probabilmente i rapporti con gli agenti, capitolo ben poco amato da Jackson.
Gli obiettivi - Jackson, 68 anni, non ha nessuna esperienza come g.m., ma più volte è stato accostato a diverse franchigie, nella prospettiva di plasmarne a sua immagine organigramma e scelte strategiche. Aveva un accordo con Seattle, saltato quando è saltato l'affare che avrebbe riportato l'Nba in città (dai Sonics, dopo il trasferimento a Oklahoma, sono nati gli attuali "Thunder" di Durant&Westbrook) . Ci proverà a New York, la franchigia più difficile della lega.
Gli ostacoli – Perché così difficile avere successo al Madison Square Garden? Perché i Knicks non vincono niente dal 1973 (e in quel team in campo c'era proprio anche un certo …Phil Jackson!!), giocano con un'enorme pressione mediatica, e sono una squadra in pieno caos tecnico, dopo la buona stagione passata.
Le risorse - Jackson (che ha al dito anche l'anello di campione 1969-70, sebbene cnon scese mai in campo coi Knicks, causa un infortunio alla schiena) però ha il coraggio, le idee e la reputazione per avere successo anche come g.m, e soprattutto ha il palmares per tenere testa a una stampa agguerrita e all'esigente pubblico del Madison (col regista Spike Lee sempre in prima fila….). Del resto, chi ha vinto a Los Angeles e Chicago, perché non potrebbe farlo a New York? E chi ha gestito i Bulls di Michael Jordan e i Lakers di Bryant e Shaquille, può non domare Carmelo Anthony (se resterà…)? Certo, val la pena ricordarlo, Jackson, non sarà ufficialmente l'allenatore, ma a N.Y. potrebbe riprodursi quanto accaduto a Miami, col leggendario Pat Riley sempre vicino (ed è un eufemismo…) a coach Spoelstra. Certo poi, se in campo un tipo come LeBron James sta dalla tua parte, gli schemi riescono meglio
Il roster – Impossibile parlarne adesso. Anche perché a New York bisognerà cominciare prima a ricostruire dirigenza e staff tecnico, con coach Woodson più che mai in bilico. Legittimo porsi però la questione-Bargnani, con andrea frenato anche quest'anno da infortuni in serie e incomprensioni tecniche, in una squadra largamente sopravvalutata a inizio campionato. I Knicks di oggi offrono ben poco che possa piacere a Jackson: Anthony (difficile se ne vada ora, che ha la possibilità di essere allenato dal coach più vincente della storia…), Chandler sottocanestro, Shumpert e Hardway Jr. È in questa rivoluzione copernicana, che il Mago dovrà dimostrare di poter stare nel sistema solare che da oggi ha nel Maestro Zen il suo nuovo Sole.
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