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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2014 alle ore 06:41.

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Il cambiamento salutato dalla cancelliera Merkel ha un nome e cognome: riforme strutturali. A Berlino si è avuta la conferma che Matteo Renzi non deve giocare la sua partita più importante sul minor rigore fiscale, ma sulle riforme la cui credibilità ed efficacia consentirà anche una maggiore flessibilità non dal lato del deficit, ma da quello del debito pubblico alla vigilia dell'applicazione del Fiscal compact.

BERLINO. Dal nostro inviato
«Vedo un bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto e il Governo italiano sta lavorando per riempirlo del tutto». Sono le riforme strutturali la chiave di volta dell'apertura di credito concessa ieri dal cancelliere tedesco Angela Merkel al nuovo primo ministro italiano, Matteo Renzi. «Sono molto colpita», ha detto la signora Merkel del programma che è stato presentato, e ha affermato che si tratta di un «cambiamento strutturale» dell'economia. E ha snocciolato la semplificazione amministrativa, la riforma del mercato del lavoro e gli sforzi per rilanciare i consumi che Renzi le aveva appena illustrato.
L'elemento portante, nell'analisi del cancelliere, è la riforma del mercato del lavoro, che del resto Renzi ha detto esplicitamente di voler modellare sull'esempio tedesco. «Va nella giusta direzione», ha commentato il cancelliere, la quale peraltro, forse memore del fatto che in poco più di due anni, si tratta del terzo capo del Governo italiano a presentarsi a Berlino con un piano di riforme, il che la induce a una certa cautela, ha ricordato che «il successo delle riforme si giudica dai risultati». E ha ammonito che, soprattutto sul fronte del lavoro, questi risultati hanno bisogno di tempo. «Anche le riforme in Germania richiesero due-tre anni per portare benefici. Alla fine si è visto che sono stati creati più posti di lavoro». E il 50% dell'andamento dell'economia, ha detto, citando l'artefice della «economia sociale di mercato», il suo predecessore Ludwig Erhard, dipende dalla psicologia. L'andamento positivo dello spread italiano mostra comunque, secondo la signora Merkel, le speranze nel successo del progetto del nuovo Governo.
Il tema oggetto di maggior controversia in Italia, quello di un possibile allentamento degli obiettivi per il disavanzo pubblico, è rimasto in fondo sotto traccia. Da parte tedesca si è dato per scontato che le riforme avvengano senza abbandonare il rispetto degli impegni europei in fatto di disciplina fiscale, cosa del resto ribadita ieri da Renzi. «Mi dice che rispetterà il fiscal compact e il patto di stabilità e crescita e non ho ragione di dubitarne», ha osservato il cancelliere. Del patto, osserva, l'Italia sottolinea entrambe le parti, la stabilità e la crescita. «Le riforme strutturali sono importanti proprio per questo, per generare la crescita», ha detto.
Sulla stessa linea una presa di posizione del ministero delle Finanze, dopo l'incontro fra Wolfgang Schaeuble e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Il ministro tedesco «ha salutato favorevolmente l'obiettivo del Governo italiano di accelerare il tempo delle riforme per aumentare produttività e crescita e ridurre l'altra disoccupazione giovanile. È però anche giusto che il consolidamento delle finanze statali non sia rinviato». La Germania sembra insomma disposta in qualche modo ad accettare, se le riforme strutturali verranno messe in atto, che il deficit possa scostarsi dall'obiettivo europeo del 2,6% del Pil per il 2014, a patto che non superi il 3%, anche se ha già espresso pubblicamente la sua insoddisfazione per i rinvii accordati dalla Commissione a Francia e Spagna sul percorso di rientro del disavanzo. «Non era un esame», hanno commentato fonti del Governo italiano.
Alla fine, l'atteggiamento tedesco è stato ben sintetizzato dalle parole di Angela Merkel a Renzi. «Gli auguro fortuna e coraggio».
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