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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 06:41.

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ROMA
«Questi numeri sono aggiuntivi rispetto alla legge di stabilità» ma solo per il 2014. Così Carlo Cottarelli definisce i risparmi in arrivo quest'anno dal suo piano di spending review lasciando intendere che sono tutti utilizzabili per la riduzione delle tasse annunciata da Matteo Renzi. Per gli ultimi 8 mesi dell'anno «più o meno si arriva a 5 miliardi» avendo come riferimento «l'obiettivo di 7 miliardi su base annua», dice il commissario straordinario nel secondo round dell'audizione al Senato chiarendo le cifre fornite la scorsa settimana. Cottarelli ribadisce che «prudenzialmente» si può contare su 3 miliardi. Ma, aggiunge, «c'è un margine» per far salire l'asticella. E sottolinea: «Tutto dipende dalle decisioni politiche che si prendono», pensioni comprese, e «dall'energia» con cui scatteranno i tagli a maggio. E proprio sulle pensioni è certa una stretta sulle false invalidità. E non appare del tutto chiusa la partita su un contributo di solidarietà ma limitato ai trattamenti alti.
Ma non mancano i nodi da sciogliere e gli ostacoli da superare. Con Palazzo Chigi che fa sapere che il dossier Cottarelli in circolazione è soltanto una bozza. La versione definitiva sarà probabilmente pronta la prossima settimana e, come conferma Cottarelli, sarà parte integrante del prossimo Def che il Governo varerà a fine mese o, al più tardi, all'inizio di aprile. Lo stesso Cottarelli proprio la prossima settimana dovrebbe trasferire il suo ufficio dall'Economia a Palazzo Chigi.
I sindacati sono però sul piede di guerra. Cgil, Cisl e Uil parlano di un attacco al welfare e puntano il dito contro la stretta sul pubblico impiego che potrebbe generare 85mila esuberi. Cottarelli afferma che si tratta di «una stima di massima». E sulla sanità sostiene che «non è necessario alcun cambiamento radicale».
Il commissario cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche accese dalle sue proposte sulle pensioni: «Fanno parte di uno scenario illustrativo, la scelta è comunque politica». Una scelta che il Governo ha già effettuato per arginare gli abusi delle false pensioni di invalidità. In arrivo lo stop al cumulo tra pensione e stipendio per cariche pubbliche. Ma anche la "pratica" contributo di solidarietà potrebbe riaprirsi. L'idea di Cottarelli di farlo scattare per gli assegni superiori ai 26mila euro annui lordi è archiviata ma il sottosegretario all'Economia, Giovanni Legnini, non esclude che «sulla fascia alta si possa fare qualcosa subito».
Tra le incognite resta quella dei risparmi dai tagli alla spesa già ipotecati dalle "clausole di garanzia" contenute nell'ultima legge di stabilità per rispettare gli obiettivi di finanza pubblica. Lo stesso Cottarelli nel suo dossier evidenzia che «a parità di obiettivi di indebitamento netto rispetto alla legge di stabilità, i risparmi non sono tutti disponibili per ridurre la tassazione». E il commissario indica in 10,4 miliardi e in 14,8 miliardi le risorse già ipotecate rispettivamente per il 2015 e il 2016. Per quest'anno Cottarelli fa riferimento solo ai 500 milioni necessari a «evitare i tagli lineari nella legge di stabilità e nel Dl (sul rientro dei capitali) che ha eliminato il taglio» delle detrazioni fiscali. E nel corso dell'audizione al Senato sostiene che in quest'ultimo caso la copertura non arriverà dal suo piano ribadendo che i risparmi sono aggiuntivi. Ma il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, Antonio Azzollini (Ncd), non la pensa allo stesso modo. E fa notare a Cottarelli che «nel 2014, se vogliamo rispettare i parametri, abbiamo bisogno di 3,5 miliardi». Di fronte all'affermazione del commissario di un recupero quest'anno di non meno di 3 miliardi aggiuntivi con la spending, Azzollini commenta: «Si prevede che nel 2014 ci siano almeno 6,5 miliardi di risparmio, 3,5 per coprire ciò che scontiamo nel nostro tendenziale e 3 in più».
Tre dei 3,5 miliardi di riduzione della spesa già ipotecati ai quali fa riferimento Azzollini rappresentano la prima tranche della famosa clausola di garanzia inserita nell'ultima "stabilità" dall'ex ministro Fabrizio Saccomanni. Ma per centrare quest'obiettivo, anche per il 2015, sarebbe necessario individuare i tagli di spesa già quest'anno. La legge di stabilità parla chiaro: qualora «entro la data del 1° gennaio 2015» non siano stati approvati provvedimenti sui tagli di spesa necessari il Governo dovrà far scattare prima del 15 gennaio un corrispondente innalzamento della pressione fiscale sotto forma di aumento di aliquote o accise e riduzione di detrazioni. Per il mancato taglio delle tax expenditures il dispositivo è più semplice: copertura dalla spending o, in ultima istanza, da tagli lineari ai ministeri.
Intanto prosegue il lavoro di affinamento del piano Cottarelli. Che prevede il ricorso a tetti alla spesa nel medio periodo «giuridicamente vincolanti» da inserire nel Def. Al setaccio anche le opzioni "minori" in termini di recupero di risorse: dalla riduzione dei finanziamenti per il semestre europeo e dalla riduzione delle spese per le scuole italiane all'estero fino al rimborso parziale del costo della «perimetrazione» delle aree degli stadi di calcio passando per la stretta sulle comunità montane e la riduzione delle provvigioni pagate dallo Stato alle banche per la riscossione dei tributi.
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