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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 13:14.

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Alla commissione Affari costituzionali del Senato si profila un maxi-ingorgo di riforme. Ben cinque sono i provvedimenti che sono già stati assegnati o stanno per approdare a Palazzo Madama. E tutti hanno il bollino rosso della priorità

La legge per le Europee e il Ddl Delrio
È evidente l'urgenza di deliberare la nuova legge per le Europee che si svolgeranno tra due mesi. Proprio in queste ore nella prima commissione è stato raggiunto l'accordo sulle quote rosa e, se non ci saranno altri intoppi, il provvedimento potrebbe essere approvato nel giro di qualche giorno. Contemporaneamente, a partire da questo pomeriggio, la commissione dovrà esaminare il Ddl Delrio sulle province sul quale gravano 2.700 emendamenti. Ed il Pd è intenzionato ad accelerare i tempi per evitare che il 25 maggio possano essere rinnovati una serie di consigli provinciali che invece il Ddl Delrio eliminerebbe definitivamente.

Italicum e Senato
Anche la legge elettorale, dopo il sì di Montecitorio, è stata assegnata alla prima commissione del Senato. Anche se il suo esame è momentaneamente in stand by. Il Pd e il premier spingono infatti per l'approvazione in prima battuta del Ddl costituzionale sul nuovo Senato e poi della nuova legge elettorale. Il provvedimento sulla camera delle autonomie (secondo l'indicazione fornita dallo stesso Matteo Renzi ieri) dovrebbe arrivare al Senato la prossima settimana dopo una discussione nell'ambito della segreteria Pd. Questa scaletta deve però fare i conti con i desiderata di Forza Italia che, al contrario, spinge per dare la corsia preferenziale all'Italicum. Ad ogni modo ieri Renzi ha tagliato la testa al toro assicurando che entrambi i provvedimenti dovranno avere il sigillo del Senato entro il 25 maggio, data del voto europeo.

Titolo V e accordo complessivo
Come se non bastasse, Renzi ha annunciato anche una revisione costituzionale del Titolo V per riportare allo Stato alcune materie regionali che hanno finito per aumentare solo il contenzioso Stato-Regioni. Anche questo provvedimento sarà depositato a Palazzo Madama. Insomma una mole di lavoro non indifferente per la camera alta che rischia il fallimento se non verrà definito preventivamente un accordo politico a trecentosessanta gradi. Tutti i provvedimenti sono infatti interconnessi tra loro come fossero parti di un solo pacchetto di riforme. Nei prossimi giorni vedremo se il castello di riforme reggerà o se verrà giù come fosse un castello di carte.

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