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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 06:41.

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Questa volta a spargere miele, o quasi, su asl e ospedali pubblici è stato mister spending, Carlo Cottarelli. Che nel suo rapporto in progress ha cifrato risparmi per la sanità pubblica che neppure i più strenui difensori del Ssn (forse) si sarebbero aspettati: 300 milioni quest'anno, 800 l'anno prossimo, 2 miliardi nel 2016. In tutto 3,1 miliardi in tre anni, ma al netto dei tagli a beni e servizi. Contro i 10 miliardi ipotizzati da Beatrice Lorenzin, che pure non passa per un falco verso il Ssn.
Sarebbe – è l'ipotesi di Cottarelli – l'effetto delle misure di là da venire del Patto per la salute, al netto di quelle per l'acquisto di beni e servizi che nei tre anni dovrebbero alleggerire i conti dell'intera Pa di oltre 7 miliardi. E la sanità farà la sua parte, eccome. Almeno fino a 1-1,5 miliardi, è una delle stime forse per difetto. Dunque, quasi 5 miliardi.
Ma sarà davvero "solo" questo l'effetto-spending sui bilanci già in asfissia della sanità pubblica? E poi: che fine faranno quei risparmi? Che la "cura Cottarelli" non sia tutta in quel rapporto, la ministra della Salute lo ha fatto capire ieri con tutti i "se" e i "ma" del caso, confermando a Radio 24 quanto anticipato al Sole-24 Ore: 10 miliardi di risparmi in tre anni, ma con i tagli a beni e servizi. E forse quasi 3 miliardi già quest'anno, secondo alcune versioni. Come dire che tra Cottarelli e Lorenzin ballano circa 5 miliardi.
Ma attenzione: tutto dovrà essere concordato con le regioni. E tutto va deciso nel Patto, cioè con i governatori. Con l'obiettivo di trattenere interamente quei risparmi per il rilancio/riqualificazione del sistema e gli investimenti fermi ormai da troppo tempo. Ipotesi tutta da confermare, sebbene Matteo Renzi si sia detto la settimana scorsa pronto a farsi carico di questo impegno. Sempreché i conti tornino e che gli obblighi con l'Europa e le coperture della sua cura shock, lo permettano.
Di tutto questo, naturalmente, non fa cenno il rapporto di Cottarelli. Che rilancia la panacea dei costi standard. E afferma che i risparmi resterebbero ai governatori per «ridurre la tassazione regionale». Ipotesi benevola, ma azzardata. E degli altri risparmi, che ne sarà? La soluzione ancora non c'è. Sebbene Cottarelli ieri al Senato non abbia lesinato altre parole al miele per il Ssn, definito «sostenibile» e al quale «non credo che servano cambiamenti radicali». Giusto il contrario delle tesi di Mario Monti, come ha fatto rilevare alla Camera il presidente della commissione Sanità, il montiano Pierpaolo Vargiu. Per non dire delle punture di spillo leghiste, che non mancano mai: alle regioni con i conti in nero, mastica amaro il Veneto, non si dovrà toccare un euro. Chissà al Sud che ne pensano. E anche nel Lazio.
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