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Questo articolo è stato pubblicato il 21 marzo 2014 alle ore 06:43.

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La riforma fiscale che sta prendendo forma in Spagna rischia di restare orfana ancor prima di arrivare in Parlamento. Il ministro del Bilancio, Cristobal Montoro, nel sottolineare il principio di «equità» che guiderà le nuove regole e la necessità che la tassazione accompagni e favorisca «la ripresa economica», ha voluto specificare che la proposta presentata giovedì scorso dai saggi (che lui stesso ha nominato) «non corrisponde alla proposta del governo». «Il governo definirà la riforma fiscale entro l'inizio dell'estate, al più tardi. C'è ancora bisogno di tempo, serve un confronto trasparente», ha detto Montoro.
Solo una settimana fa, tutto lasciava intendere che i tempi sarebbero stati più rapidi. Nel dibattito sullo stato della Nazione, Mariano Rajoy aveva annunciato una riduzione immediata del cuneo fiscale: «Le imprese che assumono a tempo indeterminato creando nuovi posti di lavoro potranno usufruire di una flat tax di 100 euro al mese sui contributi alla previdenza sociale per i primi due anni dall'assunzione», aveva detto con enfasi il premier spagnolo, calcolando per le imprese uno sconto di 4.500 euro all'anno nei contributi sociali. Rajoy non aveva tuttavia fornito altri dettagli - nemmeno sulle coperture di bilancio - e ancora più vago era stato sugli sgravi fiscali per le famiglie limitandosi ad annunciare esenzioni per i redditi inferiori ai 12mila euro annui, già quasi totalmente esentati dal pagare le imposte.
La proposta dei saggi, contenuta in un documento tecnico di 444 pagine, prevede la riduzione progressiva delle imposte dirette e dei contributi sociali. Da compensare con l'aumento delle imposte indirette, a partire dall'Iva. Come ha spiegato Manuel Lagares, presidente del comitato degli esperti per la riforma tributaria, le principali misure proposte comprendono: la riduzione dei contributi sociali del 3% (ma non una flat tax come quella annunciata da Rajoy); un aumento dell'Iva spostando molti beni che oggi hanno un'aliquota del 10% al 21 per cento; una semplificazione dell'Irpef diminuendo il numero degli scaglioni da sette a quattro; e una riduzione delle aliquote per allinearle alla media europea (con la massima che passerebbe dal 52% al 44%). Ma altre non meno significative modifiche potrebbero riguardare il taglio delle imposte di successione; gli incentivi ai piani previdenziali; la rimodulazione delle tasse sulla casa, le tasse sull'inquinamento. Per l'imposta sulle società i saggi hanno avanzato invece l'ipotesi di una riduzione dell'aliquota dall'attuale 30% al 25% e poi al 20% con l'eliminazione di alcune deduzioni.
Secondo Lagares - che ha ammesso come la maggior parte delle misure proposte dai saggi seguano le raccomandazioni di Commissione Ue, Fmi e Ocse - la riforma delineata potrebbe avere un impatto positivo sull'economia pari allo 0,3-0,5% del Pil. È quello che spera anche il ministro delle Finanze, Luis de Guindos: «La revisione del sistema tributario - ha detto - è un passaggio necessario per dare impulso alla competitività e alla crescita dell'economia spagnola».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE MISURE DEI SAGGI
3%
Il taglio dei contributi sociali
I saggi propongono una
riduzione per dare impulso al mercato del lavoro. Ma criticano l'ipotesi del governo di una flat tax per diminuire il cuneo fiscale
21%
Rimodulazione dell'Iva
Per compensare la riduzione dei contributi sociali verrebbe alzata l'aliquota Iva di molti prodotti oggi al 10%
20%
L'imposta sulle società
Dovrebbe scendere in due tappe dall'attuale 30%

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