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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2014 alle ore 18:38.
L'ultima modifica è del 23 marzo 2014 alle ore 18:57.

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È uno dei tanti buchi neri che affliggono il più costoso (e spesso iniquo) sistema di welfare in Europa. Una zona grigia, quella delle pensioni di invalidità, spesso fonte di truffe e abusi, come documenta sovente la cronaca, che vale da sola un'intera manovra finanziaria del Governo. Il costo in capo all'Inps degli assegni di invalidità è una cifra sostanziosa di 16,6 miliardi. E questo ogni anno che passa. Un piccolo esercito che conta oltre 2,7 milioni di persone.

Di fatto ogni 8 prestazioni previdenziali erogate in Italia, una è una pensione di invalidità. E le invalidità pesano per oltre il 6% dell'intera spesa pensionistica italiana.
L'esercito delle persone con disabilità (vera o presunta) cresce tra l'altro di anno in anno. Come rivela la Corte dei Conti nell'ultimo rapporto sul bilancio dell'Inps, solo nel 2012 le provvidenze erogate sono salite del 37%. Una corsa senza fine, complice probabilmente il morso della crisi ma non solo, dato che il numero delle indennità è di fatto raddoppiato nell'ultimo decennio, in contrasto con i dati demografici. Qualcosa non torna quindi nel trend anomalo dell'incremento delle pensioni d'invalidità. Tanto che il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ha rilevato di recente che non solo c'è un anomalo incremento, «ma anche una distribuzione territoriale squilibrata che suggerisce abusi». Sicilia, Sardegna, Calabria e Campania registrano infatti il doppio delle erogazioni rispetto a Piemonte e Veneto. E in genere come documenta il sito Lavoce.info, «una prestazione su due va al Mezzogiorno dove risiede però solo il 30 per cento del totale dei pensionati. Secondo alcune stime, in Sicilia – ma la situazione è comune ad altre regioni del Mezzogiorno – ci sarebbero 20mila falsi invalidi su 292mila».

Un'area grigia quindi con storture, facili abusi e iniquità, più volte denunciate negli anni dalla magistratura contabile, e ora riprese con forza dal neo-ministro al Lavoro Poletti che ha promesso un intervento drastico sui falsi invalidi.
Sarebbe ora. Anche perché il dato inquietante è che di quei 16,6 miliardi di spese per lo Stato, ben 13 miliardi non sono pensioni vere e proprie ma indennità di accompagnamento che non necessitano di limiti di reddito. Anche famiglie molto abbienti che potrebbero farsi carico della disabilità ottengono l'assegno annuale da 5mila euro. Una grave pecca legislativa mai sanata che presta il fianco a sperequazioni di ogni tipo. Non si tratta ovviamente di fare macelleria sociale. In un Paese civile gli invalidi veri devono avere un sostegno dalla collettività. Tanto più che le prestazioni sono certo numerose (2,7 milioni) ma il valore unitario è di 430 euro al mese, in linea con gli assegni sociali. Ma è ovvio che un Paese normale non può tollerare più di tanto le finte invalidità.

Quante sono e quanto incidono? Difficile dirlo. Solo da tre anni l'Inps partecipa attivamente al processo di convalida dell'invalidità. Fino all'altro ieri tutto era demandato alle Asl e alle Regioni. Basta un medico o meglio una commissione medica compiacente e il gioco era fatto. Ora serve anche l'ok dei medici Inps che è dovuto ricorrere a un migliaio di medici convenzionati oltre ai 500 in dotazione all'ente con un esborso ulteriore sui conti dell'istituto. Peccato che anche questo non basti. Dal 2009 al 2012 sono state verificate solo 800mila posizioni, cioè meno di un terzo della platea dei 2,7 milioni di assegnatari. Qualche indicazioni sui risparmi possibili dalla revoca delle prestazioni truffaldine arriva dalla Corte dei Conti che segnala che nel 2012 ci sono state ben 39mila revoche da una verifica straordinaria con un risparmio per lo Stato di oltre 170 milioni di euro. Erano appunto straordinarie. Se si battesse a tappeto il mare magnum delle indennità di accompagnamento, che valgono 13 miliardi, chissà quante risorse si potrebbero recuperare. Un'altra sfida per il duo Poletti-Renzi.

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