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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2014 alle ore 06:36.

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L'AJA. Dal nostro inviato
Da ieri la Russia è formalmente al bando: il G-8 di Sochi è saltato e al suo posto si terrà un G-7 a Bruxelles, il prossimo giugno.


L'AJA. Dal nostro inviato

Lo ha annunciato ieri il G-7 nella "Dichiarazione dell'Aja", dopo una riunione straordinaria del gruppo senza precedenti e dunque storica per respiro, portata delle dichiarazioni e per il tono deciso usato nei confronti di Mosca. Il G-7 ha indicato quattro percorsi per contenere l'aggressività russa contro l'Ucraina e più in generale nel teatro europeo. Tre interventi punitivi: isolamento; nuove possibili sanzioni; aiuti urgenti e sostanziosi per l'Ucraina, circa 30 miliardi di dollari. E uno di apertura: se la Russia accetterà di calare il livello della tensione (de-escalation è il termine usato nel documento) il dialogo tornerà possibile. La porta del G-8 non è chiusa per sempre.
La Russia non è stata "espulsa", come avevano anticipato fonti stampa, ma sospesa ad oltranza. «Questo gruppo si è formato per convinzioni comuni e per responsabilità condivise - recita la dichiarazione - le azioni della Russia delle ultime settimane non sono coerenti con questi presupposti. Sospenderemo la nostra partecipazione al G-8 fino a quando la Russia non avrà cambiato direzione e fino a quando la situazione non si sarà normalizzata». Il documento è molto forte, riafferma la solidarietà all'Ucraina, indica come la Russia abbia violato le norme fondamentali su cui poggia l'intero sistema internazionale.
«Né il referendum in Crimea né l'annessione da parte della Russia sono legali. Soprattutto, siamo pronti a intensificare le sanzioni con una pluralità di nuove azioni che danneggerà molto l'economia russa», ha dichiarato un alto funzionario della Casa Bianca subito dopo il vertice. Un'apertura possibile viene dal ruolo della Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa, la Russia ha accettato che l'Osce possa monitorare la situazione sia in Ucraina che in Crimea. Ma le preoccupazioni restano: «Lo schieramento di forze ai confini dell'Ucraina ci preoccupa, un utilizzo di quelle forze per varcare i confini sarebbe un fatto gravissimo - ha detto ancora il funzionario - ci auguriamo che non succeda».
Nelle discussioni il G7 ha riaffermato che la Nato dovrà essere molto attiva sul piano della comunicazione per rassicurare gli alleati dell'Europa Orientale, intimoriti dalle azioni della Russia.
È stato quello di ieri un G-7 teso, con qualche differenza sui toni da usare nel comunicato finale fra i partecipanti ma con l'assoluto consenso attorno al messaggio duro, chiaro, del comunicato finale. Un G-7 che ha rubato la scena al vertice per il disarmo nucleare che aveva portato qui all'Aja 58 capi di Stato e di governo e che ha visto il debutto del presidente del Consiglio Matteo Renzi all'interno del gruppo.
Il primo messaggio è per l'isolamento. Un isolamento non solo per il mancato invito a un gruppo nel quale la Russia è formalmente inclusa ormai da 20 anni, ma per la posizione della Cina alle Nazioni Unite, per l'adesione della Nato ai documenti che condannano la Russia per le parole e le azioni dell'Unione Europea e di molti Paesi fuori dall'orbita atlantica, come la Cina. Ieri ad esempio nel vertice fra Barack Obama e Xi Jinping gli americani hanno trovato in Pechino un interlocutore che «non sarà attivo...ma che ascolta. Pechino, tradizionale alleata di Mosca su questioni internazionali non ha mai approvato l'azione russa e all'Onu si è pubblicamente astenuta», ci ha detto Ben Rhodes, il numero due del Consiglio per la Sicurezza Nazionale.
Infine gli aiuti, un pacchetto di 10 miliardi di dollari in arrivo dal Fondo monetario internazionale, un altro di 11 da parte dell'Unione Europea e altri 9 o 10 miliardi in arrivo dal Congresso americano. Ma al di là della dichiarazione dell'Aja, della minaccia di nuove sanzioni, dell'instabilità ai confini ucraini resta da parte americana un altro messaggio di portata storica: «Non sono più i tempi della guerra fredda - ha detto ancora Rhodes - la Russia soffrirà per l'isolamento nel quale si è messa da sola. E quando dico che non siamo più nei tempi di guerra fredda è perché la Russia si è messa in un vicolo cieco: non c'è più il Patto di Varsavia, non ci sono più i Paesi satelliti su cui esercitare pressioni, la Russia agisce da sola, contro la comunità mondiale. Nel medio termine non potrà che soffrirne le conseguenze».
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