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Notizie ItaliaBeni confiscati in Lombardia, dal crimine allassistenza sociale

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I beni confiscati in Lombardia fruttano

E’ quanto viene alla luce da un’accurata analisi compiuta da Libera (l’associazione contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti), che ha messo sotto la lente i 958 beni confiscati in regione, di cui 585 a Milano e il resto a Brescia (93), Varese (77), Como (43) Pavia (38), Monza (37), Lecco (35), Bergamo (26), Lodi (7), Mantova (6) e Sondrio (4). Proprio ieri, a Trezzano sul Naviglio (Milano) è stato consegnato dal Comune (gestito dal commissario straordinario Giuseppe Scaduto dopo lo scioglimento del consiglio comunale) a Libera un immobile destinato a diventare presidio di legalità nella zona sud ovest di Milano.

Origine.

I 958 beni sono stati confiscati a 211 prevenuti. Il prevenuto è la persona a carico della quale viene disposta una misura di prevenzione (personale o patrimoniale). Nel caso specifico il soggetto imputato a cui viene sequestrato o confiscato un bene. Sul 66% di questi beni si hanno informazioni. Il 46% di essi è stato confiscato alla ‘ndrangheta, il 14% a Cosa nostra, il 4% alla camorra, il 2% alla stidda siciliana, l’1% alla Sacra corona unita pugliese, il 10% ad altre organizzazioni mentre del 23% non si conosce la fonte originaria.

Reati alla base.

Interessante vedere quali sono i reati alla base delle confische. Innanzitutto quelli per droga, poi il riciclaggio (spesso abbinato in realtà al narcotraffico), i reati fiscali, l’associazione mafiosa, l’estorsione e l’usura.

Quanto alla tipologia dei beni, il 39% è composto da abitazioni, il 31% da box. garage, cantine e posti auto, l’11% da locali generici o commerciali, il 10% da ville, il 6% da terreni, il 2% da capannoni (1% altro).

Il 53% dei beni è stato destinato, il 34% è in gestione all’Agenzia nazionale mentre il 13% è in attesa di conoscere le proprie sorti.

Il 68% dei beni è utilizzato e le cause di quel 32% che non si utilizza sono da ricercare soprattutto nell’attesa della ristrutturazione (questo vale per un immobile su due).

Il 58% dei beni è gestito dai Comuni, a seguire le associazioni (19%), le cooperative sociali (16%), le fondazioni (6%) e le aziende speciale o i consorzi (1%).

Assistenza sociale.

Nel 71% dei casi l’attività che viene svolta nei beni confiscati è l’assistenza sociale. Nell’11% dei casi, ed è anche questo un dato interessante, l’attività è protesa allo sviluppo economico e alla coesione sociale. Poi vengono cultura, sport e ricreazione (8%), sanità (7%), istruzione e ricerca (1%) mentre il 2% non è catalogabile in alcuna di queste categorie.

Degni di attenzione sono anche i servizi offerti all’utenza. Nel 36% dei casi si tratta di alloggi e servizi agli indigenti. Poi servizi di assistenza per i minori (18%), attività culturali e creative (12%), assistenza sanitaria e psicologica (11%), asili (7%), accoglienza di mamme e bambini (4%), accoglienza di ex detenuti e/o tossicodipendenti (4%), cooperazione internazionale (3%) mentre quel 5% che costituisce la voce “altro”, racchiude servizi di protezione civile e sistemazione del verde pubblico.

r.galullo@ilsole24ore.com

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