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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 12:54.

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La Procura della Corte dei Conti del Lazio ha aperto un'inchiesta sulla recente rivalutazione delle quote di Banca d'Italia da 300milioni di lire a 7,5 miliardi di euro. Lo ha annunciato all'agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor il procuratore regionale Angelo Raffaele De Dominicis: «Qualche giorno fa abbiamo aperto un fascicolo istruttorio».

A presentare una denuncia per danno erariale alla magistratura contabile era stata l'associazione Adusbef presieduta da Elio Lannutti che, assieme al Movimento 5 Stelle, ha preannunciato una vera e propria battaglia legale contro la legge numero 5 del 2014 (definita da Lannutti «un regalo alle banche») che ha rivalutato le quote di Banca d'Italia in mano a istituti di credito e assicurazioni. Oltre alla denuncia alla Corte dei Conti, l'Adusbef si é rivolta alla Commissione europea ipotizzando un aiuto di Stato e ha presentato esposto in 130 Procure italiane ('per il momento solo due - ha detto Lannutti - hanno archiviatò) 'per l'ipotesi - ha spiegato l'avvocato dell'associazione Lucio Golino - di peculato per distrazione ex articolo 314 del codice penale. Secondo la ricostruzione dell'Adusbef, le riserve di Banca d'Italia da cui si è attinto per rivalutare le quote «sono soldi degli italiani, derivano da attività di signoraggio, dall'attività di batter moneta pagata anche dai cittadini. In questo caso - spiegano i legali dell'Adusbef - a commettere il peculato, abusando della propria funzione pubblica, sono stati i membri del Governo che hanno adottato il decreto legge e quelli del Parlamento che lo hanno convertito in legge. Hanno infatti in questo modo preso somme sulle quali non avevano alcun diritto e le hanno devolute alle banche».

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