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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 10:43.
L'ultima modifica è del 27 marzo 2014 alle ore 10:47.

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La chiave degli aiuti internazionali all'Ucraina è sempre stata l'aumento dei prezzi interni del gas, una misura troppo impopolare perché i governi passati trovassero il coraggio di affrontarla. Ma ora, per ridare fiato ai conti pubblici eliminando i sussidi ereditati dall'era sovietica, non sembra più esserci scelta: con il Fondo monetario internazionale pronto ad annunciare il primo programma a sostegno del nuovo governo di Kiev, la compagnia energetica Naftogaz ha annunciato che - in base a quanto deciso martedì dal consiglio dei ministri - a partire dal prossimo 1° maggio i prezzi del gas per le utenze domestiche aumenteranno del 50%, per i servizi pubblici del 40% dal 1° luglio. E sarà solo l'inizio: le tariffe continueranno a crescere, secondo uno schema fisso, da qui al 2018.

«Dobbiamo spiegare la situazione alla gente - aveva detto nei giorni scorsi il nuovo ministro ucraino dell'Economia, Pavlo Sheremeta - e aprire un dialogo trasparente con la società. Oggi paghiamo una frazione del prezzo del gas. Avremmo avuto la possibilità di pagare meno ma a spese della nostra libertà, e abbiamo fatto la nostra scelta». Sheremeta si riferiva all'accordo di metà dicembre con cui l'ex presidente Viktor Yanukovich aveva ottenuto da Vladimir Putin un forte sconto sul prezzo pagato a Gazprom. Sconto oggi annullato.

Consapevole dell'impopolarità della decisione, il premier Arseniy Yatsenyuk ha già definito il proprio governo «un kamikaze della politica», dicendosi pronto a diventare «il primo ministro più impopolare della storia». La "ricompensa" sarà un pacchetto di aiuti che, secondo indiscrezioni del Fondo, dovrebbe aggirarsi sui 15 miliardi di dollari, con i primi pagamenti auspicati per la fine di aprile in modo da consentire all'Ucraina di rispettare i rimborsi sul debito. Una procedura d'urgenza per il board del Fondo, secondo fonti dell'Fmi citate oggi dal «Financial Times», dovuta al timore che l'Ucraina si trovi a corto di riserve in valuta, ormai insufficienti a coprire più di due mesi di importazioni. L'annuncio dell'accordo con Yatsenyuk è atteso per oggi, e dovrebbe riguardare l'intero pacchetto: la corsa contro il tempo non avrebbe infatti consentito l'esborso di un miliardo di dollari come "strumento di finanziamento rapido" dell'Fmi da accompagnare agli aiuti promessi da Stati Uniti e Unione Europea, che non sarebbero arrivati abbastanza rapidamente.

I negoziati tra il premier e il Fondo riguardano anche le misure di compensazione mirate alle famiglie più bisognose. E tuttavia per Naftogaz - la compagnia nazionale il cui presidente, Yevhen Bakulin, è stato arrestato la settimana scorsa per corruzione con l'accusa di aver causato alla compagnia danni per circa 4 miliardi di dollari - l'aumento delle tariffe non basterà a evitare per quest'anno un deficit di 80 miliardi di grivne (8 miliardi di dollari): deficit cronici per Naftogaz, che rivende il gas acquistato da Gazprom a prezzi tenuti dai sussidi sotto il livello dei prezzi di mercato. Secondo l'Fmi le tariffe in vigore - inferiori di tre-cinque volte quelle degli altri Paesi vicini importatori - bastavano finora a coprire solo il 20/30% dei costi.

La seconda condizione su cui il Fondo insisteva negli anni passati era una maggiore flessibilità nel cambio della grivna, legata a un tasso artificialmente alto con il dollaro. Dall'inizio dell'anno, però, la moneta ucraina ha perduto il 24,8% del proprio valore. Secondo il nuovo ministro delle Finanze, Oleksandr Shlapak, sull'Ucraina incombe l'ombra di una terza recessione, dal 2008, Shlapak parla di una contrazione possibile del 3 per cento. Mentre, come ha ricordato ieri il segretario americano alla Difesa Chuck Hagel, la minaccia di un nuovo intervento russo, ben più pericoloso dello strappo in Crimea, non è svanita. Anzi: Hagel ha detto ieri che Mosca prosegue ad ammassare truppe d'élite ai confini con l'Ucraina orientale, malgrado la rassicurazione che non attaccherà più.

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