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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2014 alle ore 11:05.
L'ultima modifica è del 27 marzo 2014 alle ore 11:40.

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Per Renzi sarà la quarta importante tessera del puzzle di incontri internazionali cominciati con la visita a Hollande, proseguiti con l'incontro a Berlino con la Merkel e approdati al vertice europeo di questa settimana. Ma il faccia a faccia di oggi a Villa Madama con il presidente Usa Barack Obama servirà al premier italiano da grimaldello su più fronti: non solo quello europeo, bensì anche quello interno.

In cerca di alleanze anti-austerity
È il chiodo fisso di Renzi. E oggi ne parlerà anche con Obama. La sola austerity - dirà il presidente del consiglio - porta l'Europa nel baratro e rischia di far insediare a Bruxelles gli euroscettici nel giro dei prossimi due mesi. Conviene agli Stati Uniti avere un partner così indebolito?La speranza di Renzi è quella di trovare nel presidente Usa una sponda per una politica economica più attenta alla crescita e un alleato nella richiesta di regole più flessibili finché non ci sarà una ripresa cospicua. In cambio Renzi assicurerà di farsi sponsor convinto di quel trattato sul libero scambio cui gli Usa tangono molto. L'Italia rilancerà il tema durante il semestre europeo .

La sponda per blindare il Jobs act
Concentrato com'è sul suo obiettivo di portare a casa una serie di riforme prima che squilli la campanella delle Europee, Matteo Renzi cercherà di strappare a Obama una serie di dichiarazioni di elogio del Jobs act. Jobs act che il premier potrà vantarsi di aver importato proprio dagli Stati uniti. Il mantra che ripeterà durante l'incontro sarà quello: «Dobbiamo creare nuovi posti di lavoro, ci servono strumenti che ci aiutino in questa mission». E ricevere il sostegno del presidente Usa su questo punto potrà poi essere rivenduto all'interno del Pd quando nei prossimi giorni diventeranno forti le pressioni interne per cambiare il decreto lavoro.

I dossier difesa e Ucraina
Certo, nell'incontro sarà anche Obama a chiedere qualcosa all'Italia. Agli Stati Uniti non hanno certo fatto piacere gli annunci di un passo indietro sugli F 35. E sanno bene che la posizione italiana sull'Ucraina non è perfettamente aderente a quella di oltre atlantico. Ma su questi dossier Renzi saprà usare l'arma della diplomazia. Piuttosto cercherà ancora una volta di strappare al suo interlocutore un gesto di sostegno sulla vicenda dei marò. Quando anche questa tessera del mosaico sarà stata piazzata, Renzi non avrà ancora finito di tessere la ragnatela interanzionale che gli serve per mettere a segno i suoi risultati dentro e fuori l'Italia. L'ultima tappa sarà Londra: martedì l'incontro con il premier inglese Cameron sempre nel segno della lotta all'austerità dei burocrati Ue.

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