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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2014 alle ore 08:13.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
È un socialdemocratico scandinavo il nuovo segretario generale dell'Alleanza Atlantica. Jens Stoltenberg, un ex primo ministro norvegese, è stato nominato ieri a Bruxelles dai rappresentanti permanenti dei 28 Paesi della Nato. L'uomo politico di 55 anni ha protestato da giovane contro la guerra in Vietnam, lanciando pietre contro l'ambasciata americana a Oslo; ma da premier ha mandato truppe norvegesi in Afghanistan e in Libia.
«Conosco Stoltenberg da molti anni e so che è l'uomo giusto per rafforzare ulteriormente la Nato», ha detto il segretario generale uscente, il danese Anders Fogh Rasmussen. L'ex primo ministro norvegese, al potere nel 2000-2001 e poi nel 2005-2013, ha avuto la meglio sulla candidatura di Franco Frattini, ministro degli Esteri del governo Berlusconi, e su alcuni nomi di riserva, come l'ex ministro della Difesa belga Pieter De Crem e l'attuale ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski.
Il nuovo segretario generale, il tredicesimo da quando l'organizzazione militare è nata nel 1949, prenderà la guida della Nato per un mandato di cinque anni il 1° ottobre. Il momento è delicatissimo. La crisi ucraina e il passaggio della penisola della Crimea alla Russia hanno ravvivato le tensioni in Europa come mai negli ultimi 25 anni. Con la Caduta del Muro e la fine della Guerra Fredda, l'importanza dell'Alleanza Atlantica era scemata. Oggi è tornata drammaticamente d'attualità.
Sulla vicenda ucraina, Stoltenberg ha preso posizione in modo molto netto negli ultimi giorni, criticando la Russia con cui la Norvegia ha una frontiera terrestre lunga 200 chilometri: «L'uso della forza militare da parte di Mosca per modificare le sue frontiere è inaccettabile. Il conflitto in Ucraina deve essere risolto politicamente (...) Non vogliamo vivere in un mondo dove a prevalere è il più forte». La stampa norvegese spiegava ieri sera che l'uomo è noto per tentare sempre la via del compromesso.
Nel 1985, quando prese la guida del partito socialdemocratico norvegese, Stoltenberg voleva che la Norvegia lasciasse la Nato, memore forse di una giovinezza durante la quale protestava contro la guerra in Vietnam. Poi cambiò idea. Da premier, inviò militari in Afghanistan e aerei in Libia, e aumentò sensibilmente la spesa militare del suo Paese. In compenso, nel 2011, quando la furia di un neonazista, Anders Behring Breivik, uccise 77 persone, esortò i norvegesi a rispondere «all'odio con l'amore».
«La Nato - spiegava ieri sera un diplomatico - ha voluto in questa circostanza mostrare compattezza e continuità; evitare che si discutesse per mesi del nuovo segretario generale mentre la crisi ucraina sta creando tensioni internazionali come non mai negli ultimi anni. La scelta di un norvegese, di un cittadino proveniente da un Paese che non appartiene all'Unione europea non è banale. Scollega la nomina Nato dalle altre nomine che verranno fatto in Europa all'indomani del voto europeo».
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