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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2014 alle ore 08:13.

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A Barack Obama che gli chiede di allontanare le truppe dai confini con l'Ucraina, e di avviare negoziati con il governo ucraino e con la comunità internazionale per allentare la tensione, Vladimir Putin risponde dapprima alzando l'allarme sulle proprie intenzioni. Ma poi in serata la Casa Bianca fa sapere di una telefonata che Vladimir Putin ha fatto al presidente Usa per discutere della proposta di soluzione diplomatica statunitense alla crisi ucraina. Telefonata nella quale il presidente americano ha suggerito al suo omologo russo di rispondere concretamente per iscritto alla proposta Usa e ha anche indicato a Putin la necessità di un nuovo incontro tra il segratario di Stato John Kerry e il ministro degli Esteri Serghei Lavrov per discutere dei prossimi passi. Come ha riferito il portavoce Jay Carney, Obama ha ribadito l'urgenza a Putin di evitare ulteriori provocazioni, incluso l'ammassare di truppe al confine con l'Ucraina. E ha esortato la Russia (ieri posta sotto osservazione da Moody's per un possibile declassamento legato alle temute ripercussioni sul l'economia di Mosca) a sostenere gli sforzi di Kiev verso la democrazia.
Non solo. Putin, in un altro colloquio, avrebbe anche assicurato al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon di non avere «alcuna intenzione di condurre operazioni militari» in Ucraina meridionale o orientale.
Prima della telefonata, nel corso di una solenne cerimonia ieri al Cremlino, alla presenza dei vertici militari e dei servizi di sicurezza, il presidente russo aveva però esaltato la preparazione militare dimostrata in Crimea, in quello che ha definito «un test importante, la dimostrazione delle nuovissime capacità delle nostre forze armate e del morale elevato delle truppe». Nel salone del Cremlino, era stato comunque Aleksandr Malevanyj - uno dei vicedirettori dei servizi di sicurezza Fsb, l'ex Kgb - a confermare le preoccupazioni degli americani che hanno registrato un rapido aumento di uomini e armamenti russi vicino al territorio ucraino. Dove tra l'altro il deposto Viktor Yanukovich, riconosciuto ancora da Mosca come presidente legittimo dell'Ucraina, ieri ha auspicato l'organizzazione di referendum sull'esempio di quello che ha strappato la Crimea a Kiev. In teoria, la Russia potrebbe insomma rispondere a una richiesta di intervento lanciata da Yanukovich. Le parole di Malevanyj a Putin potrebbero nascondere il pretesto a cui ci si potrebbe aggrappare. D'altra parte, all'inizio di marzo il Parlamento russo aveva affidato a Putin il diritto di intervenire in Ucraina, a protezione degli interessi del Paese e dei suoi abitanti.
In ogni caso, il ministero degli Esteri russo ha annunciato sempre ieri la risposta al rafforzamento delle sanzioni deciso negli ultimi giorni da Stati Uniti e Unione Europea. "Naturalmente certe azioni non possono essere lasciate senza risposta", ha detto il portavoce Aleksandr Lukashevich spiegando che la Russia ha adottato delle contromisure che "rispecchiano" le sanzioni occidentali. E tuttavia Lukashevich non ha aggiunto dettagli, né una lista di nomi eventualmente finiti nel mirino di Mosca.
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