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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2014 alle ore 15:06.
L'ultima modifica è del 30 marzo 2014 alle ore 20:00.
«Assolutamente non sono un parruccone né un conservatore». Così il presidente del Senato replica al premier che lo ha indicato come difensore dello status quo dai microfoni di In Mezz'ora. «Io sono il primo rottamatore del Senato», il primo «che vuole eliminare questo tipo di Senato», afferma il presidente del Senato Pietro Grasso rispondendo al premier Matteo Renzi. «Voglio le riforme, ma le voglio al meglio, sono vent'anni che le aspettiamo», ha sottolineato la seconda carica dello Stato.
Venticinque senatori Pd: bene Grasso
Venticinque senatori Pd appoggiano Grasso, tra cui Francesco Russo, che dice sì alle riforme, ma non vuole essere «mero esecutore» di quanto si deciderà domani al Cdm. «Renzi ascolti le tante voci - si legge in una nota - e non ponga ultimatum». La posizione di Grasso, dicono i senatori, «è condivisibile. Senato sia camera compensazione tra governo e autonomie».
Non difendo la casta
«Renzi ha una sua bozza, dichiarata aperta ai contributi: io mi sento di poter dare dei contributi. E non come uno che vuole difendere la casta o una poltrona: io sono il primo simbolo del cambiamento, sono stato portato in Senato per questo», dice il presidente del Senato. «Sono il primo a volere il cambiamento e per questo mi permetto, con l'intenzione di rimanere super partes, di rivendicare il diritto di esprimere le mie opinioni anche come cittadino».
Antinomie nella bozza di riforma del Senato
Il Senato proposto nella bozza di riforma del governo è «una contraddizione in termini», afferma Grasso. «Mi pareva importante far sapere qual é la mia opinione alla vigilia del Cdm che dovrebbe dare il via libera alla riforma del Senato. Io parlo solo a nome di me stesso, né come presidente del Senato né come portatore di interessi di altri», ha detto Pietro Grasso. «Al ministro Boschi ho fatto presente che ci sono delle antinomie» nella bozza di riforma del Senato.
Serve una Camera di controllo
«Serve una Camera di controllo, una Camera ispettiva, che fa le inchieste attraverso le commissioni parlamentari. Questo dobbiamo fare. Se lo possono fare i rappresentanti delle autonomie, va bene», ha detto Pietro Grasso a In Mezz'Ora. «Il potere di bilanciamento, per alcune materie, deve rimanere. Così come deve esserci potere di legiferare sui diritti civili, della persona, poi la riforma della giustizia può farla anche un'altra Camera, più politica».
Eleggere i senatori insieme ai Consigli regionali
«Io penso che il territorio debba essere rappresentato, perché i cittadini vogliono essere ascoltati. Attraverso un sistema proporzionale, può esserci una votazione congiunta: chi va ad eleggere il consiglio regionale, vota anche per il Senato», ha proposto Pietro Grasso.
Perché non diminuire anche il numero dei deputati?
«Perché cancellare di colpo solo la rappresentanza diretta del Senato e non diminuire anche i parlamentari della Camera, che alle volte pare elefantiaca?», si chiede il presidente del Senato. Per Grasso, «non si può fare una riforma della Carta pensando solo al risparmio», che, tra l'altro sarebbe maggiore «tagliando del 30% il numero dei parlamentari».
Grasso boccia l'Italicum
L'abolizione del Senato così com'é non va. «Dobbiamo - dice - rafforzare i paletti della democrazia. Oggi, secondo la legge elettorale approvata alla Camera, abbiamo una legge per cui una piccola minoranza del 25% può avere la maggioranza in Parlamento e legiferare in una sola Camera», con la riforma del Senato prevista nella bozza del governo, «senza alcun contraltare».
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