Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 10:51.

My24
Ghiacciaio Muir, AlaskaGhiacciaio Muir, Alaska

YOKOHAMA – Un rapporto elaborato da 309 scienziati sotto l'egida delle Nazioni Unite rilancia l'allarme globale sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, sottolinea l'attuale impreparazione a fronteggiare le minacce alla vita e alla salute e raccomanda alle autorità politiche di tutto il mondo di intervenire per cercare di evitare che gli effetti del global warming diventino più devastanti: è un problema che riguarda «tutti i continenti e gli oceani», con un aumento della probabilità che le conseguenze diventino irreversibili (come già successo in alcuni settori).

L'Intergovernamental Panel on Climate Change (Ipcc) delle Nazioni Unite ha pubblicato oggi a Yokohama – dopo una settimana di estenuanti discussioni – le sue conclusioni (sintetizzate in 44 pagine sottoscritte riga per riga da scienziati e rappresentanti di quasi tutti i Paesi, su un totale di un migliaio di pagine), finalizzate a costituire la base per i negoziati globali su come ridurre il global warming che dovrebbero essere conclusi alla fine dell'anno prossimo con un nuovo trattato internazionale. I leader mondiali si incontreranno a New York a settembre per cercare di riesumare trattative globali andate in stallo a Copenaghen nel 2009; nel dicembre 2015, a Parigi, si spera possano finalizzare i colloqui per una riduzione generalizzata delle emissioni nocive.

Il "Climate Change 2014: Impacts, Adaptation and Vulnerability" è il secondo e più importante di una serie di tre rapporti della comunità scientifica ai "policymakers" (saranno accorpati in un documento finale a ottobre) che l'Ipcc sta predisponendo per dare un pieno fondamento "tecnico" alla necessità politica di evitare al mondo futuri disastri naturali senza precedenti.

Il presidente dell'Ipcc, Rajendra Pachauri, ha sottolineato che un messaggio-chiave del rapporto è che il mondo deve adottare misure per mitigare cambiamenti climatici che hanno già provocato danni incalcolabili: dalla riduzione della disponibilità di acqua e di raccolti agricoli, alla distruzione delle barriere coralline fino al progressivo scioglimento dei ghiacciai dell'Artico e delle montagne (Alpi comprese): «Alla luce di queste conseguenze e di quelle che abbiano stimato per il futuro, nessuno in questo pianeta non sarà toccato dal climate change». L'aumento della temperatura globale ha introdotto "rischi-chiave" su molteplici fronti che mettono in pericolo popolazioni e salute in molte parti del mondo, attraverso fattori come l'aumento delle catastrofi naturali (aggravato dall'innalzamento del livello del mare) e la riduzione dei raccolti dovuta a una intensificazione di climi estremi (dalla siccità alle inondazioni). Chris Field, co-chair dell'Ipcc, ha sottolineato che la vita umana e l'ecosistema sono già diventati vulnerabili: «Viviamo in un mondo in cui l'impatto dei cambiamenti climatici che sono già avvenuti è esteso e grave, dall'equatore ai poli, dalle coste alle montagne. Non c'è alcuni dubbio che viviamo in un mondo già alterato dal global warming». Molti dei peggiori rischi futuri possono ancora essere ridotti, sottolinea il rapporto, specie se saranno adottare misure forti per ridurre le emissioni di greenhouse gas (come l'ossido di carbonio).

Il World Meteorological Organization (una delle organizzazioni che ha dato vita alla commissione sul clima negli anni '80) settimana scorsa ha reso noto che il 2013 è stato il sesto anno più "caldo" che si ricordi. Rispetto al report del 2007, il nuovo documento evidenzia alcune nuove rilevazioni specifiche di chiara evidenza, ad esempio in merito alla riduzione della resa dei raccolti di frumento e mais. Inoltre vengono delineate conseguenze destabilizzanti sulla società umana, sotto forma ad esempio di migrazioni forzate e conflitti.

«La scienza è chiara, il dibattito è concluso», osserva il capo della delegazione del World Wildlife Fund al meeting di Yokohama, Sandeep Chamling Rai. "Il cambiamento climatico è in corso e gli uomini ne sono la causa, per la nostra dipendenza dai combustibili fossili".
Il laborioso processo negoziale ha fatto sì che le conclusioni siano meno radicali di quanto altri report indichino. Ma c'è stato anche chi si è dissociato da un rapporto che giudica troppo allarmista: è il caso di Richard Tol, professore di economia all'Università del Sussex e alla Vrije University di Amsterdam (che ha chiesto la cancellazione del suo nome in calce). Ma l'eccezione non toglie la caratteristica di "consensus" generale al rapporto Ipcc.
Connie Hedegaard, Commissioner for Climate Action della Commissione Europea, ha dichiarato: «Più conoscenza è sempre una buona cosa, più azione sarebbe anche meglio… È tempo che tutti si sveglino e portino la loro azione alla portata necessaria. L'Europa sta preparando un ambizioso target di riduzione dei green house gas per il 2030, che intende adottare entro fine anno. Faccio appello a tutti i principali emittenti (di sostanze nocive) perché facciano lo stesso con urgenza. È tempo di fare sul serio».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi