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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2014 alle ore 19:45.
L'ultima modifica è del 31 marzo 2014 alle ore 20:48.

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Maria Elena Boschi (Ansa)Maria Elena Boschi (Ansa)

Poche le differenze, alcune significative - a partire dal nome, non più "Assemblea delle Autonomie" ma un più tradizionale "Senato delle Autonomie" - tra la bozza iniziale del Ddl costituzionale per la riforma di Palazzo Madama varata dal Governo il 12 marzo, e quella approvata oggi dal Consiglio dei ministri. Polemiche, altolà e prese di posizione di politici e partiti nelle tre settimane di "consultazione" hanno fatto tramontare alcune ipotesi e portato novità, come l'assegnazione degli ex presidenti della Repubblica al futuro Senato delle Autonomie.

Chi entra nella nuova Camera delle Autonomie
Al centro della conferenza stampa - presente il premier Matteo Renzi con al fianco la titolare delle Riforme, Maria Elena Boschi - la composizione del "nuovo" Senato: ad entrare saranno i presidenti delle Giunte regionali, i presidenti delle Province autonome, i sindaci dei Comuni capoluoghi di Regione e di Provincia autonoma nonché, per ogni Regione, «due membri eletti, con voto limitato, dal Consiglio regionale tra i propri componenti» e due sindaci «eletti, con voto limitato, da un collegio elettorale costituito dai sindaci della Regione». Ai 147 senatori in rappresentanza delle «istituzioni territoriali», si debbono aggiungere i 21 cittadini nominati senatori per sette anni dal Capo dello Stato tra quanti «hanno illustrato la patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario». Per un totale, così come ha rilevato il ministro Boschi di 148 senatori.

Ipotesi composizione proporzionale, Governo «disponibile»
In totale, i "nuovi" senatori saranno dunque 145 : tramonta così, ma non del tutto, l'ipotesi di introdurre una composizione del Senato delle Autonomie proporzionale al numero degli abitanti delle Regioni. Il Ddl, ha spiegato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi in conferenza stampa, prevede una composizione paritaria di tutte le Regioni e tra Regioni e Sindaci, ma c'è «la disponibilità a esaminare una composizione proporzionale al numero degli abitanti di ciascuna Regione».

Ex presidenti della Repubblica faranno parte del Senato delle Autonomie
La durata del mandato dei componenti del Senato delle autonomie coinciderà con la durata degli organi delle istituzioni nelle quali sono stati eletti. I membri del Senato delle autonomie, così come i deputati, avranno potere di iniziativa legislativa. Durante la conferenza stampa, il ministro ha spiegato inoltre che «gli ex presidenti della Repubblica e i senatori a vita faranno parte del Senato. Per il loro ruolo super partes entreranno dunque nella Camera meno politica».

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