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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 14:22.

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Una finestra aperta sul mondo, al servizio della città di Milano e di tutto il paese: ecco una definizione colloquiale dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) che celebra gli 80 anni della sua fondazione. L'appuntamento è per mercoledì 2 aprile, ore 17.30, a Palazzo Clerici, storica sede settecentesca nel cuore della City milanese, per una conferenza che vuole ricordare i protagonisti della vita dell'Istituto, di ieri e di oggi. L'evento trae spunto anche dall'emissione di un francobollo commemorativo da parte di Poste italiane. Qui aggiungiamo soltanto che all'Ispi hanno fatto visita e tenuto discorsi importanti gli ultimi due presidenti della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi (7 luglio 2001) e Giorgio Napolitano (6 febbraio 2013).

La data di nascita dell'Ispi, il 27 marzo 1934, in epoca fascista, sulle prime potrebbe destare qualche comprensibile perplessità in chi non conosce la storia dell'Istituto, che merita pertanto di essere raccontata in breve. L'Ispi nasce per volontà di un gruppo di giovani studiosi delle Università di Milano e di Pavia, che si proponevano di creare anche in Italia un centro studi di politica estera, inteso non solo come luogo di ricerca, ma anche come strumento di conoscenza e divulgazione della realtà internazionale. Fu però la nomina di Alberto Pirelli a presidente dell'Istituto, avvenuta nel 1935, a segnarne il rapido sviluppo, garantendo le risorse economiche necessarie, favorendo un forte legame con l'imprenditoria lombarda e assicurando una certa autonomia rispetto al fascismo, grazie al contributo di personaggi di spicco della cultura e della politica, anche ostili al regime come Federico Chabod, Luigi Einaudi e Ugo La Malfa.

Nel 1935 viene anche lanciata la rivista "Relazioni Internazionali", che durante il secondo conflitto mondiale – fino all'interruzione delle pubblicazioni nel 1943 - fu il solo organo d'informazione che poteva portare a conoscenza del pubblico italiano notizie ignorate o travisate dalla stampa di allora, come i bollettini di guerra alleati e i discorsi di Churchill. Fu il senatore Giovanni Spadolini ad affermare in un discorso che "Relazioni Internazionali" poteva essere considerato una sorta di "Osservatore romano" dei laici. Spadolini parlava all'Ispi nel settembre 1983, come ministro della Difesa, in occasione del quarantesimo anniversario dell'8 settembre 1943: era forse la prima volta che un convegno internazionale aveva come tema l'armistizio italiano, anzi "gli armistizi": quello "breve" per la capitolazione, firmato a Cassibile il 3 settembre, e l'armistizio "lungo" di Malta del 29 settembre per la cobelligeranza e l'avvenire dell'Italia.

Dopo la fine della guerra, l'Ispi poté riprendere la propria attività nel 1949, con la nuova serie di "Relazioni Internazionali", la riapertura della biblioteca e dell'emeroteca e, successivamente, l'avvio dei corsi preparatori per la carriera diplomatica. Gli articoli e i documenti pubblicati da "R.I." – come il settimanale dell'Ispi veniva familiarmente chiamato – non trattavano soltanto della Guerra fredda, delle prime istituzioni comunitarie e dei rapporti fra l'Europa e gli Stati Uniti, ma anche della decolonizzazione in Asia e in Africa e della nuova America Latina. Una precisazione, questa, non banale, se pensiamo alle poche pagine che i quotidiani italiani dedicavano alla politica estera e all'economia internazionale fin verso gli anni '80. Purtroppo, in quegli stessi anni, le crescenti difficoltà finanziarie e organizzative dell'Ispi portarono alla cessazione della pubblicazione settimanale "Relazioni Internazionali", che disponeva di un nucleo interno di giornalisti professionisti e di un valido gruppo di ricercatori e collaboratori esterni.

Il risanamento richiese alcuni anni. L'Ispi, eretto in Ente morale nel 1972, opera sotto la vigilanza del ministero degli Esteri e, per quanto concerne la gestione, sotto il controllo del ministero dell'Economia e della Corte dei Conti. Presidente in carica è l'ambasciatore Giancarlo Aragona, mentre vice presidente esecutivo e direttore è Paolo Magri. L'attività dell'Istituto è articolata in quattro direttrici primarie: la ricerca, le pubblicazioni, la formazione e l'organizzazione di eventi. In particolare più del 20% dei giovani ammessi alla carriera diplomatica negli ultimi cinque anni ha frequentato i corsi dell'Istituto. L'Ispi resta inoltre un punto di riferimento per le imprese e gli enti che intendono ampliare il proprio raggio d'azione all'estero, offrendo materiali e incontri ad hoc.

Nell'ultimo "Global Go to Think Tank Ranking – 2013" realizzato dall'Università di Pennsylvania e pubblicato in gennaio, la collocazione dell'Ispi – e dell'Istituto affari internazionali (Iai) di Roma - è confortante, soprattutto in due classifiche settoriali: tra i "think tank" di medie dimensioni (budget inferiore ai 5 milioni di dollari) l'Ispi risulta infatti al primo posto, mentre nella categoria "Best policy study produced" risulta quarto, dopo Brookings Institution, Chatham House e McKinsey Global Institute.

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