Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 10:22.

My24

Il contratto a tutele crescenti sarà per le imprese come l'apprendistato, un po' più vantaggioso del contratto a tempo determinato e un po' meno vantaggioso dell'assunzione a tempo indeterminato. Dovrebbe debuttare nel gennaio del 2015 ed essere accompagnato da buona parte delle nuove misure immaginate nel disegno di legge delega che completa il cosiddetto Jobs act, a partire dal compenso orario minimo dove non previsto dai contratti nazionali di categoria e i nuovi ammortizzatori sociali. Per non parlare del piano - più volte annunciato dal ministro Giuliano Poletti - di coinvolgimento attivo dei lavoratori tutelati per favorirne attività a beneficio delle comunità locali.

Il testo, che si compone di due capi e sei articoli, è ancora al vaglio del Quirinale e dovrebbe essere trasmesso entro questa settimana al Senato per seguire un iter parallelo a quello appena avviato per il decreto legge sulle proroghe e la semplificazione dell'apprendistato.
Dopo il via libera del Parlamento il governo avrà sei mesi di tempo per i decreti attuativi (sono cinque le deleghe previste) e un anno per le eventuali correzioni da apportare alla luce delle valutazioni d'impatto delle nuove regole.

«L'idea di base è calibrare la convenienza per i datori di lavoro che devono scegliere tra un contratto e l'altro utilizzando la leva dei contributi sociali obbligatori - spiega il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei - con una gradualità che parte dai contratti a termine, leggermente più onerosi, passa per il contratto a tutele crescenti, in cui il combinato di indennizzo in caso di chiusura di rapporto e contribuzione dovuta è un po' più leggero, fino ad arrivare al più vantaggioso, in termini di oneri complessivi, contratto a tempo indeterminato. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a partire all'inizio del 2015 con il nuovo ventaglio di contratti possibili al netto del previsto riordino delle attuali tipologie di assunzione».

Legata a doppio filo con il contratto a tutele crescenti è il ridisegno degli ammortizzatori sociali, mirato a garantire protezioni più uniformi ed estese, in caso di disoccupazione involontaria, sulla base della storia contributiva dei lavoratori. Qui lo schema di partenza, per quel che riguarda gli equilibri finanziari dell'operazione, è quello messo a punto da Stefano Sacchi, che insegna Scienza della politica all'Università statale di Milano; uno schema fatto proprio dal team tecnico di Matteo Renzi. Si punta all'immediata eliminazione della mobilità in deroga e alla progressiva uscita dalla cassa integrazione in deroga. L'anno scorso la spesa per disoccupazione è stata di 7,2 miliardi: si salirebbe a 8,8 miliardi coprendo circa 950mila lavoratori che oggi non hanno tutela in caso di perdita del posto; una platea che non comprende le partite Iva, sul cui abuso, insieme a quello dei co co pro, il ministero attiverà un gruppo di lavoro.

Diverse le fonti di finanziamento del sussidio, già ribattezzato "nuova Aspi", tra cui ci sono appunto le risorse previste per le deroghe. Circa 600 milioni saranno garantiti dall'abolizione della Cig per i casi di cessazione di attività aziendale e una minore spesa per la Cig sarà garantita anche dai filtri introdotti per la sua concessione: prima di ottenerla bisognerà aver tentato riduzione dell'orario, smaltimento ferie e ricorso alle solidarietà. Previsto anche un meccanismo di compensazione contributiva a vantaggio di chi farà minor ricorso alla cassa integrazione e un assegno di disoccupazione per i lavoratori non rioccupati dopo l'esaurimento della nuova Aspi: vi si accederà con la prova dei mezzi basata sull'Isee.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi