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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 06:37.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:53.

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Vladimir Putin lo ha confermato per telefono ad Angela Merkel, le forze russe mobilitate ai confini con l'Ucraina hanno avviato un parziale ritiro. Di dimensioni limitate: il ministero della Difesa russo parla del ritorno verso Samara, da Rostov-sul-Don, di un battaglione della 15esima Brigata di artiglieria motorizzata. Qualche centinaio di uomini, rispetto ai 40mila che gli Stati Uniti ritengono siano stati schierati - facendo temere piani di invasione - nei distretti più vicini alle regioni orientali ucraine.

Il servizio stampa del Cremlino, dando il resoconto della telefonata al cancelliere tedesco, non accenna alla notizia del ritiro: sottolinea però che Merkel e Putin hanno discusso le possibilità di cooperazione internazionale per stabilizzare la situazione in Ucraina, con il presidente russo a sottolineare l'importanza di riforme costituzionali «orientate ad assicurare gli interessi legittimi degli abitanti di tutte le regioni ucraine».

Accanto alla necessità di un'Ucraina non allineata - dunque esclusa dalla Nato - il federalismo è il punto che Mosca mette in cima all'agenda, dopo che la telefonata tra Putin e Barack Obama, venerdì notte, ha affidato alla diplomazia il compito di aprire la strada a una soluzione politica della crisi scoppiata con il cambio di regime a Kiev e l'annessione della Crimea alla Federazione russa. I due ministri degli Esteri, John Kerry e Serghej Lavrov, hanno iniziato a parlarne domenica a Parigi, ma non è scontato che americani ed europei riescano a indirizzare russi e ucraini verso una posizione comune su questi fronti.

E tuttavia il colloquio tra Putin e Obama ha effettivamente messo in moto un allentamento della tensione. Prima ancora che Mosca lo confermasse, ieri era stato il ministero della Difesa ucraino ad annunciare che il numero delle forze russe mobilitate ai confini con l'Ucraina ha iniziato a scendere. Il generale Oleksandr Rozmaznin, parlandone con i giornalisti, non aveva voluto fornire cifre, ma aveva riconosciuto che «il numero (di soldati) è sicuramente ridotto, e la situazione si è calmata». I suoi dati si riferiscono probabilmente a qualcosa di più del battaglione di cui parla Putin. Se gli americani stimavano in 40mila uomini le forze mobilitate da Mosca, per Dmitrij Tymchuk, direttore del Centro di ricerca politico-militare di Kiev, ora il loro numero potrebbe essere sceso a 10mila: «Il che non significa - scrive Tymchuk - che possiamo prendere il cappotto e andare a casa. Ma la probabilità di un'invasione si è sensibilmente ridotta».

La strada per arrivare a un'intesa tra russi e ucraini resta lunga, anche perché nel colloquio con Angela Merkel Putin è tornato ad agitare la minaccia di un secondo intervento in Transnistria, regione separatista della Moldavia in cui Mosca mantiene una forza di circa 1.200 uomini. Per continuare i rifornimenti, i russi non possono che passare per l'Ucraina. E intanto rafforzano i legami con la Crimea, sfidando il mancato riconoscimento internazionale dell'annessione alla Russia. Ieri il premier Dmitrij Medvedev ha presieduto a Simferopoli una riunione del governo, annunciando la decisione di fare della Crimea una zona economica speciale: «Il nostro obiettivo - ha detto - è renderla più attraente possibile per gli investitori, in modo che possa generare profitti sufficienti al proprio sviluppo».

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