Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 06:36.

My24


LONDRA. Dal nostro inviato
Comincia male la giornata londinese di Matteo Renzi. Mentre il premier sta per incontrare gli uomini d'affari italiani della City per recarsi al colloquio con David Cameron le agenzie battono la notizia del nuovo record negativo di disoccupati in Italia, 13% a febbraio, il tasso più alto mai registrato con un numero di persone alla ricerca di un impiego che sfonda i 3,3 milioni. Dato «sconvolgente» dice subito Renzi che assicura: «Torneremo sotto la doppia cifra», il 10% da raggiungere «nei prossimi mesi o nei prossimi anni». Target impegnativo – da raggiungere «entro il 2018», precisa più tardi – che significherebbe togliere dalla disoccupazione circa 780mila persone. Tanto più detto da Londra dove Cameron ha creato 1,3 milioni di posti di lavoro da quando è premier.
Invertire la marcia e accelerare resta l'obiettivo del premier che ripete: «C'è bisogno di correre», perché i segnali di ripresa iniziano a comparire, ma «non sono sufficienti». Il problema è l'arretrato: «In questi anni abbiamo perso troppa strada, le ricette del passato sono sbagliate». E sulla riforma del lavoro Renzi precisa che «tutte le mediazioni sono possibili nel dibattito parlamentare ma non si può cambiare l'impostazione di fondo: dare garanzie a chi non ne ha e permettere a chi vuole assumere di farlo». Anche la semplificazione del codice del lavoro è destinata a giocare un ruolo fondamentale: «In Italia ci sono 2.100 articoli che si occupano del lavoro - dice - è normale che alla fine si finisca in tribunale. Noi abbiamo in testa un codice di 50-60 articoli, scritto anche in inglese per gli investitori».
Eppure, osserva il premier, verso l'Italia «c'è un grande, grande, grande interesse per quello che sta facendo». Con la fiducia arriveranno anche nuovi investimenti come sono pronti a scommettere gli uomini d'affari italiani che hanno incontrato Renzi. Dal finanziere Davide Serra, fondatore del fondo Algebris (sostenitore della prima ora di Renzi) a Margherita Della Valle di Vodafone, dall'ad di Avio Francesco Caio, già commissario governativo per l'agenda digitale a Domenico Siniscalco, responsabile per l'Italia di Morgan Stanley a Michele Colazzi di Morgan Stanley a Stefano Marsaglia di Mediobanca. Il premier Cameron, il leader dei labour Ed Miliband e lo stesso sindaco di Londra Boris Johnson appaiono ammirati dalla velocità delle riforme renziane a cominciare dagli sconti fiscali per i redditi più bassi. Prima di partire per Londra Renzi aveva registrato un'intervista per la trasmissione Ballarò. «Le coperture per gli 80 euro - aveva detto - sono già più del doppio di quelle che servirebbero, quindi non è un problema». A Downing Street il clima è necessariamente formale. Cameron riconosce che l'Italia «ha un ambizioso progetto di riforme che aiuteranno la sua ripresa». Con Miliband e soprattutto alla Lancaster House con il sindaco Johnson il clima si fa più informale. «Le riforme sono da fare oppure la classe politica «è finita», sentenzia Renzi. Johnson interviene alla celebrazione (fortemente voluta dal console italiano a Londra Massimiliano Mazzanti) per i 150 anni dalla trionfale parata di Giuseppe Garibaldi per le vie di Londra (era il 1864), scherza sui "biscotti Garibaldi" famosi in Inghilterra, si congratula con Renzi per la «strepitosa ascesa» e chiede «come si fa a diventare da sindaco primo ministro».
Anche sulla sostanza Renzi incassa qualcosa. «Saremo qua a Cardiff per il vertice Nato - annuncia il premier italiano - e sono contento che Cameron abbia accettato di svolgere il G7 dei ministri dell'Energia in Italia, prima del G7 di Bruxelles». In serata visita al Victoria and Albert Museum per l'inaugurazione della mostra "The Glamour of Italian Fashion 1945-2014" con una trentina di attivisti italiani di Sel e M5s a contestarlo. Ma è l'unica nota stonata della lunga giornata londinese che si chiude con una cena privatissima con l'ex premier Tony Blair.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il decreto Lavoro
CONTRATTI A TERMINE
Sale la durata del contratto senza la «causalità»
Sale da 12 a 36 mesi la durata del rapporto di lavoro per il quale non si deve indicare la causale. È fissato un tetto del 20% sugli organici, lasciando alla contrattazione nazionale la possibilità di modificarlo
«La causale ha prodotto solo conflitti», ha detto il ministro del Lavoro Poletti, «è meglio avere un buon contratto a termine e pretendere che non si usino in maniera strumentale le altre forme contrattuali»
APPRENDISTATO
Cancellata la stabilizzazione
di una quota di apprendisti
Sull'apprendistato, ci sarà una forma scritta solo per il primo contratto e patto di prova (non più per il piano formativo individuale). Cancellato l'obbligo di stabilizzare una quota di apprendisti, al termine del percorso formativo, per poterne assumere di nuovi. Diventa discrezionale l'integrazione della formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con l'offerta formativa pubblica
DURC
Documento di regolarità contributiva più semplice Viene superato l'attuale sistema che impone ripetuti adempimenti alle imprese per quel che riguarda il Durc, il documento unico di regolarità contributiva. La «smaterializzazione» del documento dovrà essere attuata con un decreto ministeriale da emanarsi entro 60 giorni. Il decreto dovrà individuare le specifiche tecniche necessarie per l'avvio della procedura

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi