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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 16:17.
L'ultima modifica è del 02 aprile 2014 alle ore 17:47.

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C'è «la necessità di misure che agevolino il prolungamento della durata dei contratti a termine, che sono spesso di brevissima durata». Lo afferma il presidente dell'Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), Pietro Antonio Varesi, nel corso di un'audizione alla Commissione Lavoro della Camera sul Dl lavoro.
Secondo un monitoraggio dell'Isfol, infatti, la causalità dei contratti a termine introdotta dalla riforma Fornero ha avuto due effetti: un «effetto pulizia» con l'incremento dei contratti a termine a fronte della caduta di altre forme di lavoro con minori tutele e la concentrazione di tale incremento su contratti di breve durata («con punte elevate di durata brevissima».

L'incidenza dei contratti a tempo determinato è passata dal 62,3% del secondo trimestre 2012 al 67,3% del quarto trimestre, e questo incremento ha riguardato in larga parte assunzioni di breve o brevissima durata, comunque inferiori ai 12 mesi. Nello stesso periodo si è registrata una caduta dei contratti intermittenti (-4%) e di collaborazione (-1,6%).

Dai dati relativi al quarto trimestre 2013 emerge in particolare che il 43,5% ha durata inferiore a un mese, il 19,9% tra due e tre mesi, il 35,3% da 4 a 12 e solo l'1,3% superiore a un anno

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