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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2014 alle ore 06:36.
L'ultima modifica è del 02 aprile 2014 alle ore 11:46.

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ROMA - Il dl lavoro «non precarizza ma mette mette in condizione le imprese di utilizzare il contratto a termine», un contratto che «dopo quello a tempo indeterminato gode di tutte le tutele». Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nell'audizione di ieri al Senato ha ribadito il no del governo a modifiche che stravolgano il testo: «Siamo profondamente convinti della bontà del decreto sul lavoro, nella sostanza pensiamo che debba essere approvato così come lo abbiamo proposto».

La presa di posizione è avvenuta alla vigila dell'incontro che Poletti avrà questa sera con i deputati del Pd della commissione Lavoro della Camera - dove si sta esaminando il decreto - che in maggioranza propongono modifiche, sulla stessa lunghezza d'onda di quanto chiede la Cgil soprattutto sulla disciplina dei contratti a termine e dell'apprendistato.

Il ministro ha difeso la validità del nuovo contratto a termine "acausale" prorogabile fino a 36 mesi (il datore di lavoro non deve indicare per quale ragione vi ha fatto ricorso), ricordando che «la causale ha prodotto solo conflitti», ha aggiunto: «È meglio avere un buon contratto a termine e pretendere che non si usino in maniera strumentale le altre forme contrattuali che sono invece senza tutele». Il ministro ha annunciato di aver rafforzato i controlli sull'utilizzo distorto delle tipologie contrattuali flessibili, per identificare quei casi nei quali il ricorso a contratti di collaborazione a progetto e partite Iva, maschera rapporti di lavoro subordinato.

Quanto alle rilevazioni dell'Istat: «Il dato dei disoccupati è destinato ad aumentare ulteriormente per la coda della crisi – ha spiegato Poletti a "2Next" -. Questa crisi scaricherà ancora di più problemi occupazionali sul Paese, abbiamo un bacino di lavoratori in cassa integrazione collegati ad imprese che sono già morte. Arriverà il giorno in cui, statisticamente, queste persone figureranno tra i disoccupati». Alla domanda se il governo intende rivedere anche la flessibilità in uscita, il ministro ha risposto spiegando che un'eventuale rivisitazione dell'articolo 18 è parte di una «riflessione che dobbiamo fare sulla tipologia dei contratti e le tutele, all'interno della legge delega che verrà approvata dal Parlamento e il governo dovrà attuare».

Tornando al Dl lavoro, per completare le audizioni il testo andrà in Aula alla Camera la settimana dopo Pasqua (invece del 14 aprile), anche la scadenza per gli emendamenti in commissione Lavoro slitterò di circa una settimana rispetto al termine originario (4 aprile). Il Pd è diviso sul tema, l'impianto del decreto è difeso dai renziani, dal Nuovo centro destra e da Forza Italia. Tra le parti più "a rischio" le 8 proroghe per i contratti a termine "acausali" che potrebbero essere ridotte, e l'eliminazione dell'obbligo di integrare la formazione professionalizzante e di mestiere con l'offerta pubblica che potrebbe esporre ad una infrazione da parte della Ue.

Nelle audizioni di ieri l'Abi ha sottolineato che il Dl Lavoro «costituisce un primo tassello di un più ampio progetto di riforma del mercato del lavoro», auspicando «la semplificazione delle modalità di accesso al mondo del lavoro e la razionalizzazione dell'intero tessuto normativo per avere un quadro di regole certe e finalmente stabili».

Anche l'Ania ha definito positive le norme di «semplificazione» che rendono più «flessibili» le modalità di accesso al mondo del lavoro, mentre la riforma Fornero aveva «irrigidito» le modalità di accesso determinando una caduta dell'occupazione «in particolare per i contratti di collaborazione e apprendistato». I consulenti del lavoro giudicano «importanti» le novità introdotte con il decreto sollecitando la correzione di alcune «criticità» che potrebbero portare a «contenziosi».
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L'ITER IN PARLAMENTO
Le posizioni dei partiti
La minoranza Pd, sulla stessa lunghezza d'onda della Cgil, vuole modificare soprattutto la disciplina dei contratti a termine e dell'apprendistato. L'impianto del decreto è difeso dai renziani, dal Nuovo centro destra e da Forza Italia
Possibili modifiche
Tra le parti più "a rischio" del decreto Lavoro, le 8 proroghe per i contratti a termine "acausali" che potrebbero essere ridotte, e l'eliminazione dell'obbligo di integrare la formazione professionalizzante e di mestiere con l'offerta pubblica che potrebbe esporre a una infrazione da parte della Ue

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