Notizie ItaliaUna legge per strappare i figli dei mafiosi a un destino segnato
Una legge per strappare i figli dei mafiosi a un destino segnato
di Roberto Galullo | 3 aprile 2014
Un solo articolo per cambiare (forse) una vita segnata. Il deputato del Pd Ernesto Carbone il 28 ottobre 2013 ha presentato come primo firmatario, una proposta di legge che recita: «Introduzione dell'articolo 416-quater del codice penale, concernente la pena accessoria della decadenza dalla potestà dei genitori a seguito di condanna per associazione di tipo mafioso, di cui all'articolo 416-bis del medesimo codice, o per taluni delitti commessi avvalendosi delle condizioni ivi previste».
Si tratta dell'atto 1736 che però, da allora, è rimasto dove era stato presentato. Nessun passo in avanti, tanto che ora sta salendo il pressing per l'assegnazione alla Commissione giustizia della Camera. Forse ad agevolare il cammino di questo provvedimento, firmato anche dai deputati Laura Garavini, Maria Antezza e Cecile Kyenge può servire il fatto che Carbone, nato a Cosenza nel 1974 ma eletto alla Camera in Lombardia, è uno dei politici più vicini al premier Matteo Renzi.
L'idea alla base della proposta di legge è semplice: chi è stato condannato in via definitiva per alcuni reati di mafia o per strage, automaticamente vede decadere la potestà genitoriale. Basta introdurre la pena accessoria nel codice penale e molti minori, nei confronti dei quali sarebbe riconosciuta l'incapacità del delinquente di educare il figlio, sarebbero sottratti per sempre ad un destino spesso segnato.
Un provvedimento che, se dovesse passare, punta dritta al cuore della struttura fondante delle mafie (a partire dalla ‘ndrangheta), vale a dire quella famiglia che grazie ai legami di sangue vincola e blinda i percorsi di vita.
La proposta, secondo alcuni osservatori, si scontra con due ostacoli: il primo è che la condanna definitiva per mafia potrebbe colpire (come spesso accade) un solo genitore e l'altro potrebbe dunque dimostrare di essere in grado di assolvere ai compiti educativi e il secondo è procedurale: molti Tribunali già in base alla normativa esistente possono strappare i minori da un futuro indegno, affidandoli alla tutela statale. A sostenerlo, a esempio, è il presidente del Tribunale dei minori di Genova, Adriano Sansa.
Proprio al Secolo XIX Carbone ha risposto che «la proposta recepisce importanti novità di sentenze e provvedimenti d'urgenza sperimentati da alcuni Tribunali dei minori, con cui si è cercato di offrire ai figli dei boss una seria alternativa sul piano culturale e sociale. Ma credo che l'introduzione di tale misura rafforzi la normativa, perché rende automatica la pena accessoria con la condanna, senza passare dalla richiesta al Tribunale dei minori». Insomma, un meccanismo automatico.
r.galullo@ilsole24ore.com