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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 16:48.
L'ultima modifica è del 03 aprile 2014 alle ore 18:02.

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l'Ad di Eni, Paolo Scaronil'Ad di Eni, Paolo Scaroni

«Abbiamo promesso al mercato che se lo scenario resta questo distribuiremo un dividendo progressivo, cioè che cresce, per i prossimi quattro anni". Lo ha detto l'ad di Eni, Paolo Scaroni, durante un'audizione in commissione Industria al Senato illustrando anche i risultati del lavoro svolto al vertice dell'azienda. «Quando sono entrato in Eni - ha sottolineato Scaroni - il patrimonio netto era di 39 mld di euro, oggi e' di 61 mld. Quindi abbiamo generato una ricchezza per 22 mld e, nel frattempo, abbiamo pagato 36 mld di dividendi».

Governo rispettoso
Il governo ha aggiunto ha «un atteggiamento molto rispettoso» nei confronti di Eni, «appare in assemblea e fine della trasmissione» ha precisato aggiungendo di non aver «mai ricevuto messaggi del tipo fai quello, fai quell'altro». «Noi - ha aggiunto Scaroni - abbiamo un rapporto strettissimo con la Farnesina e non abbiamo che notizie positive, dalla collaborazione non possiamo che trarre cose positive». Anche il regolatore italiano, ha proseguito Scaroni riferendosi all'Autorità per l'Energia, «è assolutamente indipendente come quello inglese».

Direttiva Tesoro su criteri nomina è caso unico al mondo
La direttiva del ministero dell'Economia sui criteri di nomina dei vertici delle società a controllo pubblico é «una norma che non ha nessun altro Paese» ha sottolineato Scaroni . «Non dico che sia buona o cattiva, penso che l'assemblea Eni approverà il suo recepimento nello statuto, ma quando introduciamo una norma che nessuno ha, non penso che ci porta molto bene. Il mio é un discorso generale, che non vale solo per Eni, poi Parlamento e ministero decideranno...».

Quello che farò? Sono fatti miei
«Sul tema che riguarda me personalmente, francamente, non ho voglia di rispondere. Perche' devo rispondere di quello che voglio fare io?» ha replicato così l'amministratore delegato dell'Eni al presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti, sui criteri di nomina previsti dalla direttiva del Mef, in particolare per quanto riguarda le caratteristiche di indipendenza. «Su questo terreno - ha detto Scaroni in audizione - faccio quello che credo, sono un libero cittadino, amministratore delegato o presidente, dipendente o indipendente sono fatti miei'».

Troppi furti di greggio, pensiamo seriamente di abbandonare la Nigeria
Scaroni ha anche parlato della situazione dei vari mercati in cui Eni opera. In Nigeria l'Eni perde 60mila barili di produzione al giorno per atti criminali per questo «stiamo seriamente pensando di abbandonare» il Paese. «Dovremmo produrre 170mila barili al giorno e ne abbiamo prodotti 110mila» ha detto Scaroni. «Ci sono criminali che perforano le nostre tubazioni, prelevano il greggio lo raffinano prendendo la parte leggera, vendono la benzina e buttano in mare tutto il resto. Noi siamo costretti a chiudere le tubature». «Si tratta di un tema criminale in un paese in cui tutti sono armati tranne noi che non possiamo avere neanche le guardie armate» ha aggiunto.

In vendita fino a 15% del Mozambico, ancora nessuna trattativa
Eni intende vendere una quota «fino al 15%» dell'area 4 nell'offshore del Mozambico, ma al momento non ci sono trattative in corso ha riferito il manager. «Partiamo dall'idea di vendere un 15% - ha riferito Scaroni - ma potremmo vendere il 5, il 10 o il 7,5, non abbiamo ancora un'idea definita su questo». «Lo abbiamo già annunciato» al governo del Mozambico, ha aggiunto, «che dovrà dare l'approvazione finale, chinque sarà il subentrante dovrà essere approvato da lui».

In Libia produciamo l'80% della capacità
«Miracolosamente stiamo producendo l'80% del massimo di quello che potremmo produrre. Siamo gli unici, tutti gli altri producono il 20%». Lo ha detto l'ad di Eni Paolo Scaroni durante un'audizione al Senato parlando della produzione in Libia. «Questo dipende anche dal fatto che noi produciamo molto gas e di gas ne hanno bisogno anche i libici e quindi questo ci facilita un pò la vita. Ma nell'insieme le cose vanno ragionevolmente bene».

Mai parlato con Bisignani di blocco 245
«Non ho mai mai parlato con Bisignani, nè per telefono nè in qualunque altro modo, del blocco 245, quindi quella telefonata non può essere mia» ha detto l'ad di Eni, rispondendo alla domanda di un senatore durante l'audizione al Senato. Il riferimento è a notizie di stampa relative ad un'inchiesta della procura di Milano sull'acquisto nel 2011 da parte di Eni e Shell, per 1,3 miliardi, della concessione petrolifera Opl 245. Negli articoli di stampa è stato scritto che nell'estate-autunno 2010 Bisignani avrebbe parlato dell'affare nigeriano con Paolo Scaroni, circostanza ora smentita da quest'ultimo.

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