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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 16:06.
L'ultima modifica è del 03 aprile 2014 alle ore 21:59.

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«Chiamare Monti o ambasciatore Terracciano a nome mio per chiedergli di chiamare il Pm Singh». Scritto a mano con calligrafia incerta, il biglietto fu ritrovato da una guardia penitenziaria del carcere di Busto Arsizio nella cella che ospitava l'ex numero uno di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, arrestato nel febbraio 2013. Il messaggio, rivolto all'allora presidente del Consiglio, Mario Monti, fu fotocopiato dalla guardia carceraria e rimesso al suo posto. Oggi è stato mostrato dal pubblico ministero Eugenio Fusco nell'aula del tribunale di Busto Arsizio dove è in corso il processo a Orsi e all'ex amministratore delegato di Agusta Westland, Bruno Spagnolini. I due ex manager del gruppo Finmeccanica sono accusati di corruzione internazionale per una presunta tangente di 51 milioni di euro pagata in India per una commessa da 560 milioni relativa alla vendita di 12 elicotteri al governo indiano.

Qual era il senso del "pizzino" ritrovato nella cella di Orsi? E perchè l'allora premier Monti avrebbe dovuto parlare con il suo omologo indiano Manmonah Singh mentre il numero uno di Finmeccanica era rinchiuso nel carcere di Busto Arsizio? Per dirgli cosa? Lo chiarirà forse lo stesso Orsi se deciderà di rilasciare dichiarazioni spontanee nelle prossime udienze.

Durante l'interrogatorio del maresciallo del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, Giuseppe Di Venere, che ha guidato le investigazioni sulla presunta tangente indiana, il pm Fusco ha ricordato che due lettere dirette a Monti furono ritrovate nella cassaforte dell'ufficio di Orsi durante le perquisizioni del febbraio 2013. Nella cassaforte c'era anche una missiva indirizzata all'ex ministro dell'Economia Vittorio Grilli nella quale Orsi raccontava della cena avuta con l'allora presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, in un ristorante romano dove gli uomini del Noe avevano piazzato delle microspie. La conversazione tra Orsi e Gotti Tedeschi finì poi sui giornali con il suo contenuto, tra cui una finta consulenza (poi smentita da un audit interno) concessa da Finmeccanica alla ex moglie di Grilli.

Per inquadrare in che contesto si muoveva l'ex numero uno di Finmeccanica, Fusco ha anche ricordato la cena organizzata il 3 gennaio 2012 a Villa Baroni di Bodio Lomnago da Orsi e dall'attuale presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, alla quale parteciparono anche il deputato leghista Giancarlo Giorgetti e il presidente della provincia e Varese e membro del cda di Finmeccanica, Dario Galli. Pochi giorni dopo scoppiò lo scandalo dei soldi della Lega investiti dal tesoriere Francesco Belsito in Tanzania. Maroni sarebbe stato il principale sponsor politico di Orsi e indagini riservate sono in corso per stabilire se corrispondano al vero le dichiarazioni dell'ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni che ha parlato di una tangente di 10 milioni versata alla Lega Nord come ringraziamento per aver sponsorizzato la nomina di Orsi al vertice di Finmeccanica. Sia Maroni sia Orsi hanno querelato Borgogni per calunnia.

Fusco ha fatto ascoltare in aula l'intercettazione ambientale tra due protagonisti dell'affaire indiano: i mediatori Carlo Gerosa e Guido Ralph Haschke (che ha chiesto nel frattempo di patteggiare una pena di un anno e dieci mesi). La conversazione tra i due viene registrata il 3 marzo 2012 mentre Gerosa e Haschke tornano in auto da Malpensa a Lugano. Il tema della conversazione è la corruzione, racconta il maresciallo Di Venere. I due parlano di contanti che non possono provare la corruzione e Haschke spiega al suo interlocutore che in questa faccenda «non c'è il morto». Qui, dice, «ci siamo sparati 10-15 milioni in ballerine e champagne...per capire che sono finiti alle Mauritius devono prima capirlo, poi fare la rogatoria, tra dieci anni...guarda il processo di Berlusconi, magari saremo gia' morti». Non basta. Haschke rivela che «tutta la documentazione dove c'è il nome Agusta Westland e' sparita da mesi. Ho dato tutto a mia mamma». Ed è proprio qui, nella casa della madre di Haschke a Lugano che gli investigatori svizzeri ritrovano una valigia piena di documenti, nascosta sotto il letto sul quale Haschke si era disteso fingendo un malore all'arrivo della polizia.

E tra i documenti mostrati da Fusco ci sono anche quelli sulle "spettanze" dovute al mediatore francese Christian Michell: 42 milioni di euro. Ben piu' delle "spettanze" rivendicate da Haschke: 28 milioni di euro, cioe' il 5% dell'importo della commessa indiana. Stando ai documenti sequestrati, Michell avrebbe decurtato la sua parte di 12 milioni di euro. Michell era davvero un personaggio importante, visti i continui contatti con Spagnolini e con Orsi, come dimostrano i tabulati telefonici e i documenti mostrati in aula. Tra quei documenti, c'è anche un elenco di politici indiani. E al primo posto figura il nome del premier Singh.

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