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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 06:37.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Si è giocata in larga parte sui ministeri economici la partita della ricomposizione del Governo francese. Che avrà 16 ministri (nel rigoroso rispetto della parità, con otto uomini e altrettante donne) rispetto ai 20 dell'esecutivo uscente, con due soli nuovi ingressi. In attesa della nomina, all'inizio della prossima settimana - probabilmente prima del discorso di politica generale alle Camere del premier Manuel Valls, martedì mattina - dei sottosegretari.
I riflettori erano puntati soprattutto su Bercy dove Pierre Moscovici non era riuscito a evitare una certa confusione e a imporsi come il vero patron della cittadella dell'economia. E infatti "Mosco" - che andrà a fare il commissario europeo - è uno dei silurati eccellenti.
La struttura di Bercy è stata riorganizzata intorno a due poli. Nuovo ministro dell'Economia (conservando la delega all'industria e aggiungendo quella all'economia digitale) è Arnaud Montebourg, le cui quotazioni sono rapidamente salite negli ultimi mesi. Dopo i numerosi incidenti di percorso dell'inizio (memorabili furono i durissimi attacchi a Mittal per la chiusura degli altoforni di Florange), il fautore del "patriottismo economico" - magari con un po' di protezionismo - è diventato il difensore per eccellenza dell'industria francese, il cui valore aggiunto sul Pil è sceso ormai al 12 per cento. Apprezzato dai sindacati per l'impegno a salvare le aziende in difficoltà e dagli imprenditori per il sostegno ai produttori nazionali, in particolare alle piccole e medie imprese, l'ex avvocato di 51 anni accusa le banche di non essere sufficientemente schierate al fianco delle aziende, è favorevole allo sfruttamento del gas di scisto e ha appena presentato 34 progetti di rilancio dell'industria. Il suo rafforzamento è stato quindi ben accolto nel mondo produttivo, dove si sottolinea che «per la prima volta da 30 anni Montebourg è riuscito a rimettere l'industria al centro della politica economica nazionale». Come Valls, nel 2005 era per il "no" alla costituzione europea.
A fargli da contrappeso è Michel Sapin, ministro delle Finanze e dei conti pubblici, gerarchicamente collocato appena prima di Montebourg nella lista presentata ieri all'Eliseo. Fedelissimo di François Hollande, già titolare dell'Economia all'inizio degli anni 90 (Governo Bérégovoy), crede fermamente nella necessità di mettere ordine nei conti pubblici e nel rispetto degli impegni presi con Bruxelles. E infatti sarà lui l'interlocutore della commissione. Sarà lui a gestire la delicata trattativa per ottenere un'altra deroga nel timing di rientro al 3% del deficit, obiettivo che ha indirettamente fissato Hollande nel suo intervento di lunedì sera.
Pur molto diversi, da tutti punti di vista, i due uomini si stimano e si rispettano. È quindi probabile che questa volta la macchina di Bercy - non senza qualche polemica interna, certo - funzionerà. Il modello è in qualche modo quello tedesco, dove però il ministro dell'Economia è in posizione nettamente subalterna. In questo caso la scelta è abbastanza chiara: Montebourg per rassicurare i francesi, Sapin per tranquillizzare l'Europa.
Sotto l'occhio attento di Matignon. Valls ha infatti nominato capo di gabinetto l'economista Véronique Bédague-Hamilius. Sconosciuta ai più, ha guidato per 13 anni - con mano fermissima - i 50mila dipendenti del Comune di Parigi.
Nella riorganizzazione, Bercy perde il Commercio estero. Che per la prima volta passerà al Quai d'Orsay. Dove Laurent Fabius ha da tempo messo in piedi una direzione economica per dare questa impostazione alla diplomazia francese. Un trasferimento che ieri ha causato non poche tensioni, le prime del nuovo Governo. Nel quale entra Ségolène Royal, l'ex compagna di Hollande ed ex candidata alle presidenziali. Un ritorno alla grande, visto che le è stato affidato - dopo il rifiuto dei Verdi a partecipare all'Esecutivo - il ministero dell'Ecologia, dello sviluppo sostenibile e dell'energia. Con il compito quindi di occuparsi del processo di transizione energetica del Paese, che nel programma di Hollande dovrà sostituire un quarto delle sue forniture nucleari con fonti rinnovabili.
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I due uomini forti dell'economia
Michel Sapin
MINISTRO
DELLE FINANZE
Ex ministro del Lavoro, 61 anni
Fedele al presidente
Membro del Partito socialista francese, 61 anni, è deputato dal 2007. È stato ministro dell'Economia e delle Finanze dal 1992 al 1993 nel governo Bérégovoy, ministro della Funzione pubblica dal 2000 al 2002 nel governo Jospin e ministro del Lavoro nel governo Ayrault dal 2012 a oggi
Appartiene alla corrente di Michel Rocard ed è amico personale di Hollande. È favorevole a una politica di bilancio prudente e orientata al rigore
Arnaud Montebourg
MINISTRO
DELL'ECONOMIA
Ex ministro dell'Industria, 51 anni
Nemico della delocalizzazione
A 51 anni, l'ex ministro del rilancio produttivo è un esponente dell'ala sinistra del Partito socialista. Nei due anni al governo si è reso protagonista di numerose dichiarazioni polemiche nei confronti delle politiche economiche imposte dalla Commissione europea, a suo avviso troppo severe
Nemico della globalizzazione e dei suo effetti distorsivi su occupazione e salari, predilige uno stato forte e capace di limitare gli eccessi della finanza

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