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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 16:38.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2014 alle ore 18:43.
Fare un'esperienza di studio all'estero aiuta a trovare lavoro. Ne sono sicuri gli oltre 600 studenti provenienti da 36 Paesi che da oggi - e fino al 6 aprile - sono a Milano per partecipare all'annual general meeting dell'Erasmus student network. E lo confermano anche alcune ricerche: secondo l'indagine Almalaurea, a cinque anni dal conseguimento della laurea, trova lavoro l'89,1% dei laureati che hanno trascorso un periodo di studio all'estero, contro l'84,9% dei laureati che non si sono spostati dall'Italia.
L'importanza dell'Erasmus è confermata anche da un'altra ricerca pubblicata nel corso del venticinquesimo anniversario del programma e promossa dalla Commissione Europea e dal ministero dell'Istruzione, secondo cui il 78% dei direttori delle risorse umane intervistati afferma che, a parità di titoli e meriti, tra due candidati preferisce quello che può certificare un'esperienza Erasmus durante l'iter di studi. Inoltre, il 70% del campione esaminato ritiene che, ai fini dell'assunzione, risulta essere più influente l'esperienza Erasmus rispetto al genere del candidato.
Per queste ragioni, addirittura il 95% di loro incoraggerebbe i propri figli ad aderire al programma. Anche i laureati sono consapevoli del vantaggio acquisito con il programma Erasmus: l'88% dei neolaureati che hanno partecipato all'Erasmus sono convinti, infatti, che questa esperienza li abbia avvantaggiati al momento di affacciarsi al mondo del lavoro. Addirittura i laureati che non l'hanno svolto ne riconoscono, a posteriori, l'importanza. Precisamente, potendo tornare indietro, il 70% di loro dichiara che ne farebbe richiesta, a prescindere dal costo del programma in termini economici (da qualcuno considerato troppo elevato) e dal timore di non concludere il percorso di laurea entro i tempi canonici.
Tra le ricerche riguardanti l'Erasmus c'è anche quella condotta dalla Johannes Kepler Universität di Linz: in base ai dati raccolti, a 5 anni dalla laurea chi ha partecipato a un programma internazionale può arrivare a guadagnare fino a 1.200 euro mensili in più rispetto a chi è rimasto dentro i confini nazionali. La differenza sembrerebbe essere dovuta al fatto che gli studenti internazionali siano più pazienti con gli altri dipendenti, mostrano più facilità nello spiegare le cose ripetutamente e a fare domande. Sempre secondo la ricerca aumenta anche la percentuale di laureati che hanno trovato lavoro all'estero (17,4% contro la media austriaca del 4,6%).
Dell'importanza del progetto Erasmus come risposta alla crisi economica si è parlato questa mattina durante il convegno di apertura del meeting Esn, che si è svolto all'Università Bicocca di Milano. Domani, 5 aprile, il programma della manifestazione prevede lo European Career Day, una giornata dedicata all'incontro tra aziende/Enti e studenti/Erasmus/laureati delle Università̀ milanesi. Nel corso dell'evento verrà lanciato il contest Let's Start Up, per premiare le migliori idee di start-up internazionali all'interno di aree tematiche specifiche di particolare rilievo per lo sviluppo economico e sociale.
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