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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 17:25.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2014 alle ore 17:47.

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PECHINO (Dal nostro corrispondente) - Cresce, sottotraccia, il nervosismo cinese per la sorte degli investimenti fatti da Pechino in Ucraina, risorse rimaste impigliate nella secessione della Crimea. Si parla sia di quelli andati, finora, a buon fine ma anche di quelli già in bilico perché oggetto di controversie ben prima che scoppiassero le tensioni con la Russia .Il ministero del Commercio estero cinese ha preferito glissare sull'entità e, anche, sul problema in sé, opponendo un netto "no comment" ai giornalisti che chiedevano lumi sui rapporti tra Cina e Ucraina. Ma le diplomazie sono in fermento.

Secondo i dati cinesi che il Sole 24 ore è riuscito a recuperare, ufficialmente nel 2013 il volume del commercio bilaterale tra la Repubblica popolare cinese e l'Ucraina è stato di 11,12 miliardi di dollari, oltre il 7,3 % in piu' rispetto al 2012. Dal grano alle infrastrutture, i due Paesi hanno collaborato intensamente negli ultimi anni. Non sempre con risultati soddisfacenti per entrambi.

Ora che la Cina è al fianco della Russia e che la Russia, a seguito del referendum contestato dalla comunità internazionale, si è annessa la strategica penisola di Crimea e che la Cina stessa si è astenuta dal votare le sanzioni contro la Russia, cosa ne sarà degli investimenti fatti a Kiev? In Ucraina, la Cina si trova oggi in una posizione scomoda, dal momento che è il terzo investitore dopo la Russia e, ovviamente, dopo l'Unione europea.

Il giro di affari delle materie prime tra Ucraina e Cina negli ultimi cinque anni (dal 2008 al 2012) è aumentato del 77 %. Con la Russia l'aumento è stato "solo" del 28% e con i Paesi europei si è ridotto del 10%. Negli ultimi 5 anni i volumi di importazione della Cina in Ucraina sono aumentati di oltre 5 volte (da 1,56 miliardi di dollari del 2008 a 7,9 miliardi nel 2012) . L'export dell'Ucraina in Cina è invece calato di oltre due volte (da 3,9 miliardi a 1,77 miliardi nel 2012). In cima alle voci dell'import ci sono auto e apparecchiature elettriche (pari al 25,4% del totale delle importazioni della Cina in Ucraina), persino reattori nucleari e attrezzature ( 10,9 % ) , calzature ( 7,7 % ), plastica e polimeri ( 5,7 % ), prodotti tessili, abbigliamento e accessori ( 5,4 %) , veicoli (4%) , giocattoli ( 3,3 %) , prodotti di metalli ferrosi ( 3,1 %) , mobili ( 2,7 % ) , e anche articoli di maglieria ( 2,6 %).

L'Ucraina, va detto, non ha un'agenzia di investimenti statale, il ruolo, di fatto, è stato ricoperto da una società privata, Inventure Investment Consulting Group. In primo piano, il fronte più caldo è quello del grano. L'apertura per il grano ucraino del mercato cinese è stato considerato come uno dei più grandi successi del Ministero delle politiche agrarie e la persona che ha guidato questa svolta si chiama Nikolay Prisyazhnyuk vice capo dipartimento dal 2010. Grazie a lui nel 2012 Export-Import Bank of China ha firmato l'accordo con il governo dell'Ucraina sulla concessione di 3 miliardi di dollari di credito al Paese, sotto le garanzie statali per l'attuazione di progetti in un ampio complesso agrario e industriale. Ma la controparte cinese aveva già deciso di attivare un procedimento giudiziario con l'Ucraina a causa della mancata esecuzione del contratto tra GPZKU, la società statale ucraina, e SSES, la controparte cinese. A decidere il tribunale arbitrale internazionale di Londra, il quale vuole dall'Ucraina i 3 miliardi di dollari per la mancata prestazione del contratto di credito agrario.

In elusione degli accordi con la Cina, GPZKU ha consegnato in Etiopia grano per 28 milioni di dollari, in Germania altri 14 milioni di dollari, in Arabia Saudita 7 milioni di dollari, in Iran 24 milioni dollari, in Kenya altri 11 milioni di dollari, nelle Filippine 1,5 milioni di dollari, Svizzera 61,9 milioni di dollari, Egitto 26,3 milioni di dollari e persino agli insorti siriani grano per 325mila dollari. Alla cinese SSES sono andate "solo" 180mila tonnellate. A un certo punto COFCO, gigante cinese anche dell'alimentare, ha preso il posto di SSES, nell'imbarazzo di Eximbank.
Non si sa come andrà a finire, questa vertenza.

Ma non c'è solo il grano. La Cina ha avviato la realizzazione di una serie di progetti di investimento nel territorio dell'Ucraina, incluso l'affitto di circa 10mila ettari di terreni rurali in Crimea . Su questo il ministero del Commercio estero ha detto che intende sviluppare la cooperazione con la Crimea dopo la stabilizzazione. Cosi', almeno, ha dichiarato il portavoce Shen Danyang, dopo il referendum.

Per gli investimenti cinesi in Ucraina il pericolo vero e' la svalutazione della moneta che sta avendo un forte impatto sul commercio ucraino-cinese. Il che sarebbe tragico in una situazione in cui i forzieri del Paese sono vuoti.

Il ministro delle politiche agrarie Igor Shvayka si e' incontrato con l'ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Ucraina, Zhang Siyun . Shvayk avrebbe sottolineato l'importanza per l'Ucraina di proseguire nella cooperazione con la Repubblica popolare cinese, nell'ambito sia dei contratti di fornitura di grano sia delle ricerche in nuove aree di lavoro. L'ambasciatore cinese, da parte sua, avrebbe assicurato le intenzioni del Partito a continuare il partenariato strategico tra i due paesi nei contratti già firmati. A Kiev dovrebbe comunque arrivare a breve un gruppo di esperti cinesi per decidere insieme agli ucraini il da farsi.

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