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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2014 alle ore 08:13.

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ROMA
Cassa depositi e prestiti lancia il campanello d'allarme su 2 miliardi di mutui per opere pubbliche che sono "dormienti", non vengono cioè utilizzati dagli enti locali; e offre anche alcune soluzioni per riutilizzare, almeno in parte, queste risorse. Secondo il monitoraggio comunicato ieri da Via Goito, sono 6.317 gli enti - tra comuni e province - che hanno ottenuto mutui da Cdp per finanziare circa 49mila appalti di lavori o forniture (in ogni caso investimenti in conto capitale). Una montagna di prestiti che però - da quasi un anno e mezzo - risulta completamente congelata. Da gennaio 2013, riferisce la Cassa, gli enti hanno smesso di chiedere le somme per le quali avevano acceso i mutui. Su queste somme, tuttavia, gli enti non hanno smesso di pagare i relativi oneri. Una vera e propria anomalia che ha una dimensione impressionante.
«Si tratta di quasi 2 miliardi di euro», ribadisce il direttore generale della Cassa depositi e prestiti, Matteo Del Fante. Due miliardi destinati a investimenti che non si traducono in spesa effettiva, cioè non producono sviluppo economico, senza però smettere di produrre oneri che pesano sui bilanci degli enti. Del Fante sottolinea che Cassa depositi e prestiti sta effettuando «una campagna massiva di comunicazione verso gli enti perché possano riutilizzare queste risorse per finanziare nuovi investimenti o ridurre posizioni debitorie».
La dimensione di questa anomalia è tale che in questi giorni Cassa depositi e prestiti sta scrivendo a ciascuno di questi 6.317 enti per ricordargli tutti i prestiti che, per così dire, non danno più segni di vita. In concreto, agli enti si propone o di ridurre il finanziamento richiesto oppure di utilizzarlo diversamente. Tutte le opzioni possibili sono specificate nella circolare emanata da Cdp l'estate scorsa con il numero 1280/13.
Ma in cosa consiste questa anomalia? E soprattutto perché si è creata? Il portafoglio di questi finanziamenti, spiega Cdp, ha due componenti principali. Il primo insieme è costituito da somme residue rispetto ai prestiti originariamente accesi, include somme pari al 5% del prestito ottenuto e comunque non superiori a 5mila euro. Complessivamente, questa componente vale 127 milioni. Cdp non esclude che questi "spiccioli" possano addirittura essere somme di cui l'ente ha perso memoria e che occorre solo richiedere.
La vera anomalia sta invece nella componente di maggiore dimensione, che ammonta a 1,8 miliardi di euro, per la maggior parte localizzati in città del Sud (50%) e, in misura molto inferiore, al Nord (29%) e al Centro Italia (21%). Tutti prestiti che gli enti hanno chiesto (fino al 31 dicembre 2012), ma che da gennaio 2013 non vengono appunto utilizzati. Perché?
Cdp suggerisce alcune spiegazioni. Il primo indiziato è il patto di stabilità che, peraltro, da gennaio 2013 è stato esteso agli enti locali di piccola e media dimensione (tra mille e 5mila abitanti). Se l'ente è al limite della spesa consentita, e ha l'handicap di dover registrare il movimento del mutuo Cdp solo in uscita, allora si blocca. A rafforzare questo vincolo c'è poi il limite all'indebitamento degli enti locali per nuovi mutui (articolo 204 del Tuel). Il limite è oggi fissato all'8%. È un po' meno angusto rispetto a quello del 4% introdotto dal governo Monti, ma è pur sempre la metà circa di quello che è rimasto in vigore fino al febbraio 2011 (15%).
A queste cause di matrice contabile si aggiungono le patologie del sistema degli appalti. Il contenzioso segue ormai come un'ombra qualsiasi appalto ed è la principale causa sia del mancato avvio dell'opera (in questo caso l'intero importo chiesto dall'ente a Cdp resta inutilizzato), sia dell'interruzione a causa di variazioni in corso d'opera. Il blocco del cantiere per imprevisti o - con sempre maggiore frequenza - per il fallimento dell'impresa sono altre cause che portano all'interruzione del lavoro e, dunque, dei pagamenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I NUMERI CHIAVE
49mila
Le opere finanziate
Sono 6.317 gli enti – tra comuni e province – che hanno ottenuto mutui da Cdp
per finanziare circa 49mila appalti di lavori o forniture. Tutti investimenti in conto capitale che sono fermi da oltre un anno perché gli enti non hanno più chiesto l'erogazione dei fondi
50%
Le somme disponibili al Sud
La maggior parte delle somme inutilizzate sono in carico
a città del Sud (50%) e, in misura molto inferiore, al Nord (29%) e al Centro Italia (21%)

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