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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2014 alle ore 08:11.

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Più riforme strutturali, a partire da quella del mercato del lavoro che è essenziale per recuperare competitività. Più credito all'economia, senza il quale la crescita non decolla. Banche più solide. Una Bce più aggressiva e l'avvio nell'Eurozona di un quantitative easing da mille miliardi. Bisogna fare di più e farlo in fretta perché la "finestra del risk on" prima o poi si richiuderà. A dirlo è Mark Zandi, chief economist su scala globale di Moody's Analytics.


ROMA
Nel giorno in cui il BTp decennale scende al rendimento record del 3,15% non c'è spazio per i trionfalismi. I tassi ai minimi storici sono una «finestra di risk on» che come tutte le finestre non resterà aperta per sempre. Un'opportunità che l'Italia deve cogliere per varare la madre di tutte le riforme che è quella del mercato del lavoro, per recuperare competitività tagliando il costo del lavoro per unità di prodotto. «È questo il momento per fare le riforme, vanno fatte adesso, subito. Gli investitori comprano Italia perchè è a buon mercato ma usciranno con la stessa velocità con la quale sono entrati». A incalzare l'Italia a fare di più, e a farlo in fretta, è Marc Zandi, chief economist su scala globale di Moody's Analytics, società specializzata in ricerca ed analisi da non confondersi con il business dei rating. «Uno dei rischi maggiori per l'economia mondiale nei prossimi due, tre anni è quello di un'Eurozona che non sfrutti questo momento positivo sui mercati».
Lo spread è crollato, i tassi sono ai minimi storici: il peggio è passato?
Temo che senza la pressione del mercato le riforme non verranno fatte. Senza tensione, i politici rallentano il cammino delle riforme. L'Italia deve affrettarsi e sfruttare questa apertura di risk on, prima che si chiuda.
Il Governo Renzi infatti sta premendo sull'acceleratore
Sì, l'Italia ha fatto un grande passo in avanti nel riconoscere che le riforme servono e vanno fatte. È uno sviluppo incoraggiante, pone l'Italia in una posizione avanzata rispetto alla Francia: i francesi non mostrano la stessa consapevolezza sulla necessità di portare avanti le riforme strutturali.
Dove cominciare, in Italia?
La riforma più importante è quella del mercato del lavoro. Serve flessibilità e mobilità: noi l'abbiamo negli Usa e questo è un nostro punto di forza. Il benchmark nella competitività è il costo del lavoro per unità di prodotto: è sceso in Spagna e in Irlanda ma è salito in Italia e in Francia a livelli molto alti rispetto al resto del mondo. L'Italia deve ridurre i costi del lavoro e aumentare la produttività.
Ma da sola l'Italia non può farcela: l'euro è troppo forte e il credito scarseggia soprattutto per le PMI
La Bce deve diventare più aggressiva e deprezzare l'euro: un cambio di 1,40 contro dollaro è assurdo, dovrebbe essere 1,20 o 1,15 o ancora meno. E vanno riaperti i rubinetti del credito alle Pmi nell'Eurozona periferica e serve una Bce più aggressiva: l'economia non cresce senza credito. La crescita nell'Eurozona e in Italia non può ripartire se non c'è credito. E le banche devono essere ricapitalizzate e rafforzate, come abbiamo fatto negli Usa nel 2009: la Bce deve fare il quantitative easing.
Comprare titoli di Stato?
Sarebbe difficile sciogliere i nodi legali. E una Bce che acquista soprattutto titoli tedeschi e francesi non funzionerebbe. La Bce deve annunciare un programma di acquisto di covered bond da 1.000 miliardi e mirare ai bond periferici.
Il mercato delle cartolarizzazioni e delle obbligazioni bancarie garantite è piccolo...
Diventerebbe enorme se solo la Bce annunciasse un programma da un trilione. Bisogna essere creativi. La Bce deve agire, il mercato la seguirebbe. Penso che Draghi sia pronto per fare questo ma deve convincere gli altri membri del Board.
Ritiene che la Bce corra anche il rischio della deflazione?
Se qualcosa dovesse andare storto, se nell'Eurozona tornasse la recessione, allora la deflazione arriverebbe all'istante. In questo contesto di alta disoccupazione è impossibile che l'inflazione torni a salire.
Poi bisogna saper tornare indietro, come il tapering della Fed.
Il QE della Fed vale tra lo 0,75% e l'1% in meno sui Treasuries decennali. Ed è servito. Sono ottimista sugli Usa. Prevedo la crescita americana a +3% nel 2014 e +4% nel 2015. E piena occupazione per fine 2016. Ma tutto dipenderà dalla capacità della Fed di tornare a una politica monetaria normale.
La liquidità sta gonfiando bolle speculative?
No. Non vedo bolle negli Usa. Ma la Fed deve fare attenzione: la situazione può sfuggire di mano.
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L'ANALISTA L'analista
Marc Zandi è il chief economist su scala globale di Moody's Analytics, società specializzata in ricerca ed analisi da non confondersi con il business dei rating. Zandi invita l'Italia ad accelerare sulle riforme, prima su tutte, quella del mercato del lavoro.

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