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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 14:56.

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Da due giorni l'Italia – e più ancora Milano – ha un'inattesa, incantevole "ambasciatrice" a Tokyo: è la Dama del Pollaiolo, il dipinto-icona del Poldi Pezzoli, che con una settantina di altre opere del museo è volata in Giappone, al Bunkamura Museum of Art, con la mostra «The Poldi Pezzoli Museum. The Aristocratic Palace and its Beauty», che fino al 25 maggio illustrerà il gusto del nostro migliore collezionismo nel momento in cui l'Italia si formava, attraverso la vicenda di Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Che rappresentò il modello per istituzioni internazionali come la Frick Collection, lo Jacquemart-André, l'Isabella Stewart-Gardner e altre ancora. E dopo Tokyo, da fine maggio a luglio, sarà la volta dell'Habeno Harukas Art Museum di Osaka.

È, questo, il primo passo di un progetto di internazionalizzazione messo a punto dal direttore del museo Annalisa Zanni e dal presidente della Fondazione Mario Cera per aprire il prezioso museo milanese al resto del mondo. I giapponesi sono del resto fra i suoi più affezionati visitatori, e la qualità degli interlocutori (l'idea è partita da Shigetoshi Osano dell'Università di Tokyo, studioso del nostro Rinascimento, che ha già portato in Giappone opere da Capodimonte, Uffizi e Ambrosiana), oltre alla grande risonanza offerta dai potenti media sponsor alla mostra, alla quale si attendono 250mila visitatori, hanno convinto il museo a privarsi per qualche mese di alcuni dei suoi capolavori di pittura, scultura e arti decorative per regalare ulteriore visibilità al Poldi Pezzoli e all'intera Milano, in vista anche di Expo.

Compensando però in parte queste assenze con due mostre sull'"arte soffice", una delle quali intorno al restaurato Tappeto delle Tigri del XVI secolo, intessuto in oro, che fu di Gian Giacomo. Ma questo non è che l'avvio di un 2014 che si propone come cruciale per il museo: in autunno partirà infatti una mostra irripetibile su Antonio e Piero del Pollaiolo, dove la Dama sarà di nuovo protagonista ma, per la prima volta, accanto agli altri tre ritratti di profilo (da Berlino, New York e dagli Uffizi) attribuiti ora all'uno ora all'altro dei fratelli, insieme ad altre loro opere di pittura, scultura, disegno, oreficeria e arti decorative: tutto ciò che usciva dalle loro botteghe fiorentine (perché le meticolose ricerche per la mostra, avviate nel 2010 e condivise con i grandi musei internazionali, hanno provato tra l'altro che i due non lavoravano insieme, come si pensava) e da altre botteghe coeve, qui rilette anche come antesignane del migliore Made in Italy.

Un nuovo sito web curato da Jwt, il restyling dell'ingresso e della facciata, che avrà nuovi stendardi studiati da Italo Lupi (autore del celebre logo del museo), un affaccio più visibile sulla via Manzoni e un nuovo shop, e il terrazzo coperto e climatizzato al primo piano, affacciato sul giardino, dove è prevista una caffetteria che sarà anche biblioteca e luogo di ritrovo, sono gli altri obiettivi, già in corso di realizzazione, per questo fittissimo anno del museo.

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