Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2014 alle ore 08:14.

My24

L'arte in guerra è stata sempre una duplice vittima, di chi l'ha distrutta durante i conflitti e di chi, approfittando della vittoria, se ne è impossessata come simbolo del trionfo. E questo da sempre, come sottolinea Sergio Romano citando casi antichi ed emblematici quali la sottrazione della Menorah dopo la conquista di Gerusalemme o il furto dei cavalli di San Marco dopo il saccheggio di Costantinopoli.
A questo punto si entra nell'alveo della storia. Durante la prima fase della Rivoluzione francese, le opere d'arte corsero pericoli gravissimi perché, caricate di forti valenze ideologiche, vennero sommariamente considerate simboli dell'odiato Antico Regime e pertanto brutalmente assaltate e distrutte (il volume racconta il caso tristissimo delle statue delle facciata di Notre-Dame a Parigi). Per fortuna, qualche anno più tardi, i rivoluzionari cambiarono radicalmente rotta ideologica: l'arte – seppur creata durante le odiate monarchie – doveva essere ora salvaguardata ed esposta in pubblici musei, a servizio dell'educazione del popolo e quale simbolo della conquistata libertà.
Napoleone si mosse in quest'ottica attivando il più grande trasloco di opere d'arte della storia. A seguito delle campagne militari, il generale convogliò su Parigi i tesori artistici delle nazioni "liberate" dalle antiche tirannie. Com'è risaputo, l'Italia e i suoi staterelli diedero un contributo enorme alla "bella idea", che però – tramontata la stella di Napoleone – venne ritenuta del tutto illegittima. Nel 1815 le nazioni europee si organizzarono per avviare la stagione dei "ricuperi", facendo tornare in patria le opere d'arte asportate dai francesi.
Nella seconda meta dell'Ottocento, l'Europa incrementò un tipo di saccheggio artistico finito oggi un po' in ombra, ma che il libro di Romano non dimentica: quello legato alle guerre coloniali. L'Asia e l'Africa sono state letteralmente setacciate dagli europei e il frutto di queste "rapine" si trova oggi tranquillamente esposto nei musei "orientali" e "etnologici" di Parigi, Bruxelles, Roma, Venezia, Lione, Londra eccetera.
Sergio Romano ci ricorda anche un'altra storia poco nota, quella delle rivendicazioni artistiche dell'Italia Unita nei confronti dell'Austria, che – ritirandosi dai nostri territori dopo il 1866 – si era portata via un sacco di opere d'arte importanti come, ad esempio, la Bibbia di Borso d'Este da Modena.
Il libro dedica spazio alle peripezie delle opere d'arte durante la Guerra di Spagna, indaga la fame patologica di prodotti artistici espressa personalmente da Hitler e da Goering, ricostruisce la nascita delle loro folli collezioni, frutto di vendite coatte e di furti a danno degli Stati occupati e delle comunità ebraiche decimate.
Durante l'ecatombe del secondo conflitto mondiale, anche sul fronte dell'arte si poterono distinguere due "eserciti" contrapposti: da un lato i tedeschi, con il loro "Kunstschutz", un corpo creato per "salvare" i capolavori dell'Europa e dell'Italia dalle mani dei "barbari" alleati trasferendoli in Germania e Austria e nascondendoli in tunnel ferroviari e miniere. Dall'altro i "Monuments Men" alleati, che salvarono a loro volta gli stessi capolavori andandoseli a riprendere nei nascondigli tedeschi e restituendoli ai legittimi proprietari. Al contrario dei russi, che ritennero i bottini artistici di guerra sottratti ai nazisti un loro sacrosanto diritto, per cui prelevarono molte opere d'arte dalla Germania e le portarono in Russia, nascondendole alla vista per decenni, come nei celebri casi della Madonna Sistina di Raffaello e del Tesoro di Priamo.
Oggi i pericoli sono finiti? No, dice Sergio Romano: laddove ci sono disordini e guerre (Siria, Irak, Egitto, eccetera) anche l'arte, purtroppo, è sempre in guerra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
libro & presentazione
Il libro di Sergio Romano «L'arte in guerra» (Skira, Milano, pagg. 88, € 9,00) racconta i fatti salienti (dalla Rivoluzione francese a oggi), riguardanti le opere d'arte coinvolte nei conflitti e si configura, nella sua agilità, come un prezioso strumento di introduzione alla vasta materia.
Il libro verrà presentato domani a Milano (Palazzo di Brera, Sala della Passione, ore 18) da Sandrina Bandera, Lutz Klinkammer e Marco Carminati. Presente l'autore.

Shopping24

Dai nostri archivi