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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2014 alle ore 13:48.

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Sono 5.932. È questo il numero delle persone sotto protezione delle autorità italiane. Fra questi ci sono 81 testimoni di giustizia, 1.150 collaboratori e 4.701 i familiari. Sono persone costrette a vivere lontano dai luoghi di residenza, talvolta all'estero e in costante contatto con le forze dell'ordine. I dati sono stati resi noti al quindicesimo meeting dell'Europol sulla "Protezione dei testimoni", oggi e domani a Roma, con 52 delegazioni da tutto il mondo a confrontarsi su modelli e legislazioni.

Pansa: complesso gestire soggetti che vivono in una condizione di enorme difficoltà
«La modalità è quella del cambio di identità e l'allontanamento dal territorio d'origine. È complesso gestire un numero notevole di soggetti che vivono in una condizione di enorme difficoltà sia psicologica che di vita», ha detto il capo della Polizia Alessandro Pansa, ma l'Italia rappresenta un modello per le autorità di polizia e giudiziarie all'estero. «Queste giornate sono occasioni per verificare le modalità tecniche elaborate», ha detto Pansa parlando coi giornalisti alla Scuola Superiore di Polizia a Roma, che ospita l'incontro. Il capo della Polizia ha spiegato come «una delle metodologie più efficaci, già utilizzata anche in passato, per la gestione dei collaboratori siano gli accordi bilaterali con paesi stranieri. Va verificato come sviluppare questo sistema già esistente».

Incentivare la cooperazion e internazionale
Quello dei testimoni e dei collaboratori «è nel complesso un sistema che funziona», ha detto il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti: «Ora si tenta di incentivare la cooperazione internazionale e lo scambio di testimoni di giustizia, nel senso di proteggere all'estero i nostri testimoni e viceversa». Il numero delle persone sotto protezione è rilevante, «come un piccolo comune», ha osservato il vicecapo della Polizia Francesco Cirillo, nell'elencare le cifre: «I testimoni - ha detto - sono coloro che non hanno partecipato al reato ma si affidano allo Stato: la loro è una grande prova di civiltà e legalità».

Wainwrigh (Europol): utilizzare testimoni di giustizia è vitale per combattere le organizzazioni criminali
«Utilizzare i testimoni di giustizia è vitale per combattere le organizzazioni criminali», ha sottolineato il direttore di Europol, Rob Wainwright. «La polizia - ha spiegato Wainwright - lavora per combattere il crimine organizzato in Italia e in tutto il mondo, con indagini che richiedono tecniche sempre più sofisticate. Le agenzie internazionali stanno imparando molto dalla polizia italiana, in particolare nell'utilizzo dei testimoni di giustizia».

Il cybercrime è il più grande impegno da affrontare
«In questo momento, il crimine informatico è il più grande impegno da affrontare», ha detto Wainwright. «Nel bilaterale con il capo della Polizia Pansa - ha detto il direttore di Europol - si è parlato anche di dislocare esperti italiani ad Europol, presso EC3 (Europol cybercrime center), all'Aia, per il contrasto ai crimini informatici». Quanto ai timori per la sicurezza suscitati dalla notizia del 'pensionamento' del sistema operativo Windows Xp, Wainwright assicura che «Europol sta monitorando anche questo fenomeno, all'EC3».

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