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Questo articolo è stato pubblicato il 10 aprile 2014 alle ore 07:21.
L'ultima modifica è del 10 aprile 2014 alle ore 11:19.

Oggi pomeriggio alle 17, in un'aula del primo piano del Tribunale di Milano, si aprirà il capitolo più drammatico della storia giudiziaria di Silvio Berlusconi. Il suo caso è il 59esimo della giornata. I giudici togati Pasquale Nobile de Santis (che del tribunale di Sorveglianza è il presidente) e Beatrice Crosti (giudice relatore), affiancati da due non togati, esperti di diritto penitenziario e psicologia, dovranno pronunciarsi sulla richiesta dei legali dell'ex premier di fargli scontare la pena residua del processo sui diritti tv del gruppo Mediaset con una misura alternativa al carcere. Dei 4 anni incassati restano da scontare a Berlusconi 10 mesi e mezzo (1 anno meno 45 giorni di sconto previsti dalla legge dopo sei mesi) perché 3 sono coperti dall'indulto. Domiciliari o affidamento in prova ai servizi sociali: queste le due ipotesi sul tavolo del collegio del Tribunale di Sorveglianza chiamato a decidere in camera di consiglio.
La parola ad accusa e difesa
La difesa di Berlusconi, rappresentata dal professor Franco Coppi e dall'avvocato e parlamentare Niccolò Ghedini, ha chiesto che Berlusconi sia affidato ai servizi sociali. La scelta però spetta ai giudici, sentito anche il parere della procura generale di Milano. In aula sarà il sostituto procuratore Antonio Lamanna a prendere la parola, dopo il giudice Crosti e prima della difesa.
Verdetto entro martedì
Esaurita la discussione tra le parti i giudici avranno cinque giorni di tempo per la sentenza. La decisione in realtà potrebbe essere presa già oggi, ma sarà resa pubblica entro cinque giorni, ossia entro martedì della prossima settimana. Berlusconi avrebbe voluto esserci ma i suoi avvocati gli hanno consigliato di non presentarsi. Difficile un pronostico sulla decisione. In casi analoghi ai suoi viene privilegiato l'affidamento in prova, ma in ambienti giudiziari si sottolinea come tutto possa accadere in un caso "unico" come quello di un imputato che pubblicamente ha parlato di «golpe» riferendosi alla sua condanna.
Ipotesi affidamento in centro anziani
Se dovesse essere scelta la soluzione più blanda, Berlusconi potrebbe scontare la pena in un centro per anziani non lontano dalla residenza di Arcore, come suggerito in una relazione dell'Uepe (Ufficio Esecuzioni Penali Esterne). Il lavoro, in questo caso, lo impegnerebbe solo un giorno alla settimana, di mattina o pomeriggio a scelta. La difesa di Berlusconi, invece, non ha proposto alcuna struttura. Una indicazione potrebbe arrivare direttamente in udienza, mentre se non dovesse essercene alcuna sarà il tribunale a scegliere. Mentre sono già varie le strutture pronte a "contendersi" l'ex Cavaliere. In caso di affidamento in prova entrerà in scena l'Uepe che convocherà il condannato per la firma del verbale in cui sono elencate le prescrizioni come il divieto di frequentare pregiudicati e tossicodipendenti, non uscire di casa dalle 23 alle 6 di mattina e non allontanarsi dalla Regione Lombardia o dalla Provincia di Milano. Inoltre, qualsiasi spostamento dovrebbe essere concordato.
La spada di Damocle dei domiciliari
L'alternativa sono i domiciliari, molto più restrittivi per il condannato rispetto all'affidamento. In questo caso sono i carabinieri a vigilare sulla situazione, per il controllo del rispetto degli obblighi e dei divieti, con la concessione per il condannato di uscire di casa solo per un paio d'ore al giorno.
Delrio: giorno delicato ma sentenza non influirà su riforme
Inatnato il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, intervendendo a SkyTg24, ha definito quella di oggi, in attesa delle decisioni sul futuro di Silvio Berlusconi, una «giornata delicata». Ma ha aggiunto: «noi abbiamo fiducia che non influirà sulla seria determinazione che hanno le forze politiche di riscrivere le regole del gioco». Lo ha detto ricordando che questo percorso «si è scelto di farlo insieme e mi auguro che Forza Italia e Berlusconi confermino questa scelta». Se così non dovesse essere, però, «la nostra determinazione non cambia. Sarà anzi maggiore: servirà più impegno ma non vogliamo deludere gli italiani»
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