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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 13:14.

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Massimo Cellino (Foto Ansa)Massimo Cellino (Foto Ansa)

Dal Cagliari al Leeds per ritrovare l'entusiasmo dei giorni che furono e dimostrare agli scettici che il traguardo non è impossibile. Anzi, è a portata di mano, pardon, di portafogli. Massimo Cellino, imprenditore sardo con l'hobby per la chitarra elettrica, è ufficialmente da ieri il nuovo patron del club dello Yorkshire. Lo studio legale cui aveva consegnato il compito di ribaltare il giudizio negativo sull'operazione firmato dalla Football League, la lega che segue da vicino i tre campionati che sono un gradino sotto la Premier League, ha vinto il ricorso.

L'Eleonora Sports, la società controllata da Cellino, ha acquisito per circa 36 milioni di euro dalla finanziaria del Bahrein Gfh il 75 per cento delle azioni del club inglese. L'Italia del calcio fa affari nella perfida Albione. Chi l'avrebbe mai detto?

Cellino come la famiglia Pozzo, proprietaria dell'Udinese, che nel giugno 2012 ha aperto i cordoni della borsa per fare suo il Watford, sodalizio caro a Elton John. Il campionato di riferimento è lo stesso, la Championship League, la nostra Serie B, cambiano però l'approccio e le intenzioni. I Pozzo hanno deciso di sbarcare in Inghilterra per dare una continuità al loro progetto sportivo nel Bel Paese. Il Watford rappresenta infatti una sorta di lato B dell'Udinese, il contenitore nel quale crescere e istruire calciatori da lanciare nella Serie A, ma pure il recinto più o meno dorato nel quale rilanciare atleti alle prese con cali di forma e/o di rendimento. Basta dare un'occhiata alla rosa del club per intuire le ragioni del percorso. Nell'Hertfordshire si lavora per produrre talento da esportare anche e soprattutto in Italia. Nello Yorkshire si bada all'oggi per garantire un domani colmo di soddisfazioni. È la promessa di Cellino.

«Se in due anni non porto il Leeds in Premier, ho fallito», ha detto il nuovo numero uno del club inglese alla Bbc, aggiungendo poi «Faremo un grande mercato, prenderemo il meglio, vogliamo vincere da subito. Ho costruito una rete di osservatori in Europa e Sud America col Cagliari, ci sarà utile». Tutto chiaro. Cellino ci crede davvero. Ha preso nota dei numeri del Leeds, che martedì scorso ha fatto sapere che chiuderà l'esercizio finanziario 2012-13 con un debito di 9,5 milioni di sterline, e agirà di conseguenza, rivedendo le uscite («smetteremo di sprecare denaro»), garantendo nuovo impulso alle entrate (la società è al settimo posto in Inghilterra alla voce merchandising) e sistemando i guai più evidenti fuori e dentro il campo («Il tecnico McDermott? Vediamo se è bravo»), perché in fondo «il Leeds è malato, ma non è in ospedale». I tifosi degli Whites hanno deciso di appoggiare senza riserve il nuovo corso. Erano diffidenti, ora lo sono molto meno. Beati loro.

Sì, perché a Cagliari tira forte il vento della contestazione. Colpa dei risultati tutt'altro che esaltanti della squadra che a inizio stagione era guidata dalla coppia Lopez-Pulga, poi soltanto da Lopez perché Pulga non andava bene e da ieri l'altro, complice la sconfitta con la Roma, soltanto da Pulga, perché Lopez ha "tradito" le attese di Cellino. Ma pure di alcune dichiarazioni che hanno provocato musi lunghi nello spogliatoio e sugli spalti del già ammaccato Sant'Elia. Ha detto l'imprenditore sardo qualche settimana fa: «In Italia stavo conducendo una Fiat 500. Ora ho la chance di guidare una Ferrari. Mi sento come quando ventidue anni fa ho comprato il Cagliari o come quando mio padre mi comprò la prima bicicletta. Il calcio inglese è meglio del calcio italiano». Dall'utilitaria alla fuoriserie, un salto da far girare la testa.

Il piano è chiaro: Cellino si è innamorato del Leeds e vuole portarlo a stretto giro di posta in Premier League, se possibile anche con il denaro che ricaverà dalla vendita del club rossoblù, con buona pace di chi sperava in un suo ritorno di fiamma. Decisione legittima, ma non condivisa da tutti, almeno della forma. Dure a questo proposito le parole di capitan Conti, in Sardegna dal 1999: «Non mi piace che si dica che in alcune squadre è come stare a bordo di una Ferrari e qui invece è come guidare una 500. Io sono fiero di stare su una 500 che da 11 anni si salva dignitosamente in serie A. Certe cose fanno male». Cellino e il Cagliari, c'eravamo tanto amati.

Twitter: @dario_pelizzari

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