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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 06:37.

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MILANO
«Stiamo lavorando per rendere strutturale l'attuale bonus sugli arredi, legato alle detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie, almeno sino al 2020». A margine del taglio del nastro con cui si è ufficialmente aperto, ieri mattina, il Salone del mobile di Milano (che chiude domenica), è stato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Simona Vicari, in rappresentanza del governo, a offrire la prima rassicurazione per l'unica misura sinora varata, meno di un anno fa, con l'obiettivo di riaccendere un barlume di speranza su una filiera del consumo interno crollata in sei anni di oltre il 40 per cento. Una misura che FederlegnoArredo vorrebbe fosse accompagnata a un'Iva agevolata sugli acquisti per le giovani coppie, ma anche a un'estensione del bonus stesso agli investimenti di hotel e pubblici esercizi in vista di Expo 2015.
Su questo «fa scuola il modello Lombardia», ha ricordato il presidente della Regione, Roberto Maroni: «Abbiamo stanziato, d'intesa col sistema bancario, un finanziamento agevolato di 100 milioni di euro per sostenere la riqualificazione di hotel, ristoranti, bar e commercio alimentare in vista dell'Expo. Inoltre, qualche giorno fa abbiamo deliberato in giunta la costituzione di un fondo da 660 milioni di euro per sostenere i giovani designer, capaci e talentuosi, perché il design è un motore di sviluppo straordinario per la Lombardia». Infine, la proposta del governatore: «perché non allestire tutti i padiglioni di Expo 2015 con arredi di aziende italiane? Lo proporrò al commissario Sala. Cominciamo a ragionarci».
«Un modello virtuoso, quello lombardo», ha replicato il sottosegretario Vicari, che apre con cautela: «Si può valutare, tra ministeri di Sviluppo economico, Economia e Infrastrutture, la possibilità di estendere, magari oltre a un tetto di spesa per ristrutturazione di 100mila euro, una forma di bonus o incentivo per la riqualificazione di hotel o esercizi legati al turismo».
All'inaugurazione del Salone del mobile, quest'anno, non è arrivato a Milano nessun ministro. Botta e risposta su Twitter, quindi, tra Maroni e il responsabile comunicazione del Pd Francesco Nicodemo. «Strano che Matteo Renzi giri il mondo e non sia ancora venuto a Milano», ha scritto il governatore. Gli ha replicato Nicodemo: «Presidente, Matteo Renzi come già da tempo previsto, sarà a Milano venerdì. Serena giornata».
In attesa che il premier aggiunga una parola tra bonus, possibili estensioni (o anche solo rassicuri, una volta per tutte, sul destino dell'Ice), ieri la kermesse è comunque partita alla fiera di Rho-Milano, su una superficie netta di 204mila metri quadrati. Con tutte le novità dell'arredo, le biennali dedicate alla cucina e al bagno, 1.737 espositori, 650 giovani talenti del Salone Satellite, oltre 320mila visitatori attesi, la mostra dedicata alle case degli architetti nel padiglione 9, e la consueta apertura al pubblico nelle sole giornate di sabato e domenica.
Il Salone resta una vetrina internazionale e forse il principale veicolo del rilancio di un settore che mostra, nei numeri, segni di una pericolosa decadenza. Il secondo comparto del made in Italy, dopo l'industria della moda, ha perso, dal 2007, 10 miliardi di fatturato (-33 per cento). Solo tra il 2012 e il 2013 il calo è stato del -2,5 per cento. In sei anni sono calate le importazioni (-10%), ma anche il valore dell'export – che oggettivamente è l'unico dato che si mantiene in territorio positivo (+2,5% nel 2013 sul 2012) – è complessivamente calato del 12 per cento. Il dato più macroscopico è il crollo del consumo interno: dal 2007 è quasi dimezzato (-44%), mentre del 13% sono diminuiti, rispettivamente, sia gli addetti che le imprese. Solo tra 2012 e 2013 hanno chiuso i battenti circa 4mila imprese e 660 addetti hanno perso il posto. Dal 2007 sono spariti quasi 5mila imprese e circa 33mila addetti.
Per questo il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, non si stanca di richiamare l'attenzione della politica sulla manifattura. «Spero – ha detto – che nel Def ci sia quello che il presidente Renzi ha promesso, riduzione dell'Irpef, gli 80 euro in busta paga e poi uno sguardo particolare alle imprese, perché l'Italia torni a essere un Paese manifatturiero e non solo dedicato ai servizi. Mi auguro che dal Salone 2014 – ha concluso Snaidero – si possa vedere la luce in fondo al tunnel».
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