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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 06:39.

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«Abbiamo discusso a lungo, ma alla fine la decisione è stata presa con il consenso di tutti. Ora mi aspetto che anche i soci diano piena fiducia alla riforma della governance». Sabato, alla Fiera di Milano, l'assemblea Bpm sarà chiamata a deliberare sulla assegnazione a riserva degli utili del bilancio 2013 (circa 30 milioni) dopo avere ascoltato dal consigliere delegato Giuseppe Castagna la presentazione del piano industriale; quindi, dovrà approvare anche la revisione dello statuto. Passerà? Il presidente del Consiglio di Sorveglianza, Piero Giarda, è ottimista: «Il clima, in banca, è buono e in questi tre mesi tutti hanno fatto il loro dovere». Un lavoro condotto da parte dei vertici «senza glamour e senza particolare esibizionismo», ma che proprio per questo dà il senso del mandato assunto dai consigli dopo la conclusione della gestione Bonomi: «Stiamo operando per dare normalità alla vita della banca e porre le basi per una stabile redditività».
Accanto a Giarda, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore c'è Mario Anolli, presidente del Consiglio di Gestione alla sua prima uscita ufficiale. È lui che ha gestito la riforma dello statuto, ed è al "suo" consiglio che è spettato approvarla. Soddisfatto? «Sì, abbiamo dato un'impostazione equilibrata e previsto più spazio per gli organismi d'investimento collettivo come ci veniva suggerito dalla Vigilanza. Ma al tempo stesso è stata confermata la struttura dello statuto adottato nel 2011». Come previsto, la forma cooperativa non è stata toccata, ma non si è voluto intervenire sui rapporti tra i consigli o per eliminare i veti incrociati. Perché? «Le nomine di gennaio sono state fatte in piena autonomia dal parte del consiglio di sorveglianza: l'applicazione dello statuto attuale ha portato quindi a buoni risultati», dice Giarda. La scelta di lasciare i due board – in particolare il CdG – così come sono fino alla fine dei mandati è stata fatta per «evitare di introdurre, in questa fase, incertezze e rischi di instabilità». Benché i due presidenti non escludano futuri possibili interventi, non esitano ad aggiungere che «per ora ulteriori modifiche non sono in agenda. Il cantiere della governance per il momento deve considerarsi chiuso». D'altronde, ragiona Anolli, pur essendo stata elaborata «in completa autonomia, senza prendere ordini da nessuno», la riforma va nella direzione indicata a suo tempo dalla Banca d'Italia (da cui a breve si attende l'autorizzazione), e dovrebbe contribuire a veder rimossi tutti o buona parte degli add-on, una decisione che in Piazza Meda ritengono «possa essere favorita dal successo dell'aumento di capitale».
Se sabato arriverà il via libera dei soci alla riforma, gli Oicvm dal 2016 avranno la possibilità di presentare fino a tre liste e di nominare fino a quattro rappresentanti in CdS. Un ritocco non di poco conto, coinciso però con l'uscita di due soci di capitale importanti: l'Investindustrial di Andrea Bonomi, un Oicvm, e il Crédit Mutuel. In Bpm, sembrerebbe, non l'hanno presa male, e non solo perché il titolo (+53,2% in sei mesi) non ne ha risentito: «Sono scelte determinate da storie diverse, e comunque non riferibili a noi», dice Giarda. Che puntualizza: «La riforma dello statuto non è stata fatta pensando a qualcuno in particolare, ma per la categoria di investitori che, nel 2011, era stata considerata quella giusta per Bpm. Noi confermiamo questa linea, e proprio per questo speriamo che l'interesse da parte di questi soci di capitale sulla nostra banca rimanga elevato». A partire da Raffaele Mincione, attuale primo azionista con una quota di poco superiore al 7%: Giarda l'ha incontrato due volte, e ora l'auspicio è che «voglia darci fiducia, sottoscrivendo l'aumento».
E i grandi fondi esteri, viste per esempio le recenti scelte d'investimento di BlackRock? «Chiunque sceglierà di investire in Bpm sarà benvenuto, ma non tocca a noi fare la lista degli inviti», dice Anolli. D'altronde intorno all'aumento, che – a quanto si apprende – partirà nella prima settimana di maggio, il clima è positivo. Il mercato lancia segnali incoraggianti, e anche dalla rete - a maggior ragione dopo il road show effettuato nei giorni scorsi tra dipendenti, pensionati e sindacati – «ci attendiamo un contributo significativo».
@marcoferrando77
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