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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 06:37.

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VERONA. Dal nostro inviato
L'onda lunga dell'export corre anche nel 2014. I grandi produttori italiani presenti a Vinitaly sono concordi: nei primi 3 mesi del 2014 la crescita delle esportazioni mantiene uno sviluppo molto sostenuto (nonostante sia molto penalizzata dal supereuro), a due cifre, e confidano di mantenerlo sino alla fine dell'anno. Il trend è confermato dal primo outlook di Wine2wine, l'osservatorio di Vinitaly presentato ieri a Verona secondo cui i 4mila espositori della kermesse del vino indicano che Russia, Brasile e Stati Uniti area centrale sono i primi tre mercati su cui sperano di aumentare l'export.
«Malgrado l'euro balli intorno a 1,40 dollari – osserva Ettore Nicoletto, ad del gruppo Santa Margherita – nel primo trimestre l'export mantiene un trend di crescita a due cifre. Ma non è casuale: raccogliamo il frutto di molti investimenti, per esempio 10 milioni nel marketing mix degli Stati Uniti». Con un fatturato di 102,14 milioni di euro (+7,1%) Santa Margherita ha registrato nel 2013 il bilancio migliore della sua storia con un ebitda del 28,7% del fatturato e un'incidenza dell'export del 63%. «Quando il rapporto col dollaro supera 1,35 – avverte Nicoletto – iniziamo ad accusare problemi di competitività».
Ancora più ottimista sul 2014 Guido Folonari, ceo di Philarmonica, che nel primo trimestre dell'anno ha registrato una crescita delle vendite all'estero del 38,7 per cento. «L'ottimo ultimo quarto dell'anno – sostiene l'imprenditore – si è replicato nel 2014 nonostante un dollaro debolissimo: la domanda americana rimane forte ma se ci fosse la parità col dollaro l'Europa volerebbe». Poi Folonari segnala che «va forte l'Asia e c'è un risveglio del Giappone. Per i mercati tradizionali, tirano la Germania e la Svizzera tedesca».
Anche per Massimo Ferragamo, proprietario della tenuta toscana di Castiglion del Bosco, il 2014 «è partito benissimo, soprattutto negli Usa e in Cina. Quest'ultimo un mercato difficile ma remunerativo: abbiamo avviato iniziative speciali che ci danno grande soddisfazione». Ferragamo, che risiede negli Usa da 30 anni, spiega il successo del vino italiano ricordando che «è semplicità e verità ed è trainato dalla passione travolgente degli americani per la cucina italiana».
«I mercati esteri – interviene Gaetana Jacono, titolare della siciliana Valle dell'Acate (400mila bottiglie) – hanno imparato ad apprezzare la territorialità dei nostri vini. A Vinitaly sono perfino venuti a trovarci alcuni operatori lituani ed estoni che conoscevano perfettamente la differenza tra il Cerasuolo e il Frappato». E nel 2014? «Esporto il 60% della produzione – sostiene l'imprenditrice – e, vista la crescita a due cifre nell'avvio d'anno, credo che manterrò il trend fino a dicembre».
Infine sul Wine2wine, l'osservatorio di Vinitaly, il prossimo outlook verrà presentato il 3 e 4 dicembre 2014 a Verona. «Sono i nuovi tasselli – spiega Giovanni Mantovani, dg di Veronafiere – che aggiungiamo a Vinitaly, inteso come piattaforma di servizi alle imprese vitivinicole italiane che prima ascolta i propri espositori e poi li accompagna sui mercati internazionali».
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