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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 15:50.

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La Francia aveva già completato l'iter a novembre del 2013. A qualche mese di distanza, oggi, anche l'Italia ha definitivamente approvato in Parlamento i contenuti del nuovo trattato per la realizzazione della ferrovia veloce Torino-Lione. Il sì definitivo, che trasforma in legge la proposta di recepimento dell'accordo internazionale, è arrivato questa mattina nell'aula del Senato con 173 voti a favore, 50 contrari e 4 astenuti (fra i no, anche quello della senatrice Pd, Laura Puppato).

Grazie al via libera, arriva al traguardo un percorso che ha avuto il suo inizio il 30 gennaio del 2012, quando l'allora viceministro alle Infrastrutture Mario Ciaccia aveva siglato il patto con il segretario di Stato ai Trasporti francese Thierry Mariani. Da allora, ci sono voluti più di due anni e alcuni cambi di Governo lato-Italia, per arrivare al punto fine. Causa anche la ferma opposizione di quelle forze politiche (in primis, il Movimento 5 Stelle), che continuano a essere contrarie al progetto dell'alta velocità e che anche questa mattina, nell'aula di Palazzo Madama, hanno fatto sentire il proprio dissenso. Facendo scoppiare in pochi minuti, all'atto dell'approvazione, una vera e propria bagarre.

Cosa prevede il trattato
Il trattato per la Torino-Lione (che sostituisce il primo accordo transnazionale del 29 gennaio 2001) ratifica, formalmente e sulla sola parte internazionale della linea ad alta velocità, le modifiche intervenute negli anni sul tracciato lato italiano. Nell'accordo viene ridefinito il percorso che porterà alla realizzazione del tunnel di base di 57 chilometri e delle due stazioni internazionali di Susa e Saint-Jean-de-Maurienne, più le tratte di aggancio con le rispettive linee storiche. L'atto sancisce, inoltre, le modalità con cui entro quest'anno dovrà essere costituito il nuovo soggetto promotore della linea ferroviaria: soggetto che sostituirà Ltf (Lyon-Turin Ferroviaire), la società partecipata dalle Ferrovie italiane e francesi incaricata, fino ad oggi, del lavoro di studio, progettazione e sondaggi per la tratta internazionale. Il nuovo organismo avrà sede legale a Chambery e sede operativa a Torino, il presidente francese, l'amministratore delegato, il direttore finanziario e quello amministrativo italiani.

Infine, nell'accordo sono contenute le linee per la definitiva ripartizione dei costi dell'opera fra Italia e Francia. Rispetto a un investimento complessivo attualmente stimato in 8,5 miliardi (ricordiamo che si fa sempre riferimento alla sola tratta internazionale), si prevede una copertura (al netto dei 3,3 miliardi a carico dell'Ue) di circa 2,2 miliardi a carico della Francia (42,1%), di 2,9 miliardi a carico dell'Italia (57,9%). Da Bruxelles deve tuttavia ancora arrivare l'ok formale alla copertura del 40% dei costi: ragion per cui, per l'avvio dei lavori del megatunnel, sarà necessario un accordo aggiuntivo tra Roma e Parigi – e poi anche in Europa - con le cifre esatte dell'impegno dei rispettivi Stati.

Gli scavi del tunnel esplorativo
Nel frattempo, a Chiomonte, continua la fase di sondaggio preliminare sui terreni dove sarà scavata la galleria di base. La talpa è arrivata a bucare la terra fino a 518 metri di terreno (il cunicolo pilota è previsto di 7,5 km). Questa mattina, in vista della partita Juventus-Olympique Lione di domani sera a Torino, in cantiere è stata organizzata fra gli operai – in modo simbolico – una sfida di calcio Italia contro Francia.

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